# La mie Opere Teatrali

                                 RICOMINCIAMO DA ZERO
                                                                 (tutti i diritti riservati)

                                                                  Tragedia in tre Atti 



Personaggi:

Federico Milo: muratore.
Anna Giordano: panettiera.
Tomas Cavalli: meteorologo italo americano.
Linda Vidal: ricercatrice scientifica.
Abramo Singer: banchiere.
Cory Mendoza: amante di Abramo.
Sam Parker: generale dei Marines, in pensione.
Margareth Altman: giovane donna.
Giovanni Bay: contadino.
Marta Bassino: moglie di G. Bay.



Trama

I personaggi in precedenza descritti sono i soli sopravvissuti di una catastrofe atomica, che ha quasi annientato la vita sulla Terra.
Alcuni di loro, ricominciando da zero, tenteranno di formare una nuova società.
Il gen. Parker, eroe della Seconda Guerra Mondiale, morirà nel sonno all’inizio del secondo atto.
Abramo e Cory non parteciperanno per principio al progetto e riformeranno le differenze, con un finale a sorpresa.




                                                              ATTO  PRIMO





All’apertura del sipario la scena è buia e non si vede assolutamente nulla. Si sentono i rumori delle macerie che Anna e Federico smuovono nel tentativo di venirne fuori. 
Da lontano giungono le voci di Linda e di Tomas, mentre i rumori cessano.
   
   Voce di Linda – Ehi…c’è qualcuno?
   Voce di Tomas – Rispondete non abbiate paura!
   Voce di Linda – Siamo due americani e parliamo la vostra lingua! Ci sentite?

A distanza s’intravede il flebile fascio di luce di una pila tascabile, quasi scarica, cercare tra le quinte.

   Voce di Federico – Hai sentito Anna? C’è gente viva e sono americani! Che ne pensi…possiamo fidarci?
   Voce di Anna – Non abbiamo scelta: potrebbero aiutarci.
   Voce di Federico – Venite da questa parte! Uscite fuori! Noi siamo in due, e non riusciamo a vedere un accidenti!

Attimi di silenzio. La scena è buia. Anna e Federico entrano preceduti dal rumore dei loro passi. In alto, sulle quinte, da lontano la luce di una torcia si muove, cercandoli.

   Voce di Linda – Dove siete?
   Voce di Tomas – Con questo buio infernale non li troveremo mai!
   Voce di Linda – Però le voci venivano da questa parte…non devono essere lontani!
   Voce di Tomas – Forse hanno paura.

Tomas, seguito da Linda, centra con la luce i volti di Anna e di Federino nascosti dietro una quinta: il pubblico vedrà soltanto un debole fascio di luce proiettare delle ombre cinesi, che spariranno allo spuntar del Sole.   
  
   Voce di Linda – Eccovi, finalmente! Chi siete?
   Voce di Federico – Federico Milo!
   Voce di Anna – Anna Giordano!
 Voce di Tomas – Io sono Tomas Cavalli, un ricercatore scientifico statunitense di origini italiane: mio nonno era calabrese. Lei invece è Linda Vidal.
   Voce di Linda – Felicissima di avervi trovati vivi!
   Voce di Anna – Il piacere è nostro…anche se per conoscerci avremmo gradito una migliore circostanza.

La torci smette di funzionare e la scena ripiomba nel buio più assoluto.

   Voce di Tomas – Maledizione, si sono scaricate le batterie della lampadina tascabile.
   Voce di Federico – Sapete dirci il perché di questo buio?
   Voce di Anna – Che fine ha fatto il Sole?
   Voce di Tomas – Da queste parti, forse il Sole non spunterà mai più.
   Voce di Anna – Guardi che noi siamo già spaventati a morte, e non c’è bisogno di rincarare la dose!
   Voce di Tomas – Purtroppo io parlo per cognizione di causa.
   Voce di Linda – La micidiale potenza delle esplosioni ha scombussolato la Terra.
   Voce di Federico – Che tipo di esplosioni?
   Voce di Tomas – Atomiche di ultimissima generazione.
   Voce di Linda – E tante…duemila se non di più.
   Voce di Tomas – Ognuna delle quali un migliaio di volte più distruttiva della bomba che rase al suolo Hiroshima, durante l’ultima guerra mondiale!
   Voce di Anna – Cosa c’entra tutto questo col sole?
   Voce di Linda – Le esplosioni potrebbero, tra le altre cose, aver provocato danni irreparabili al Pianeta…bloccando quel movimento rotatorio che ci regalava i giorni e le notti.
   Voce di Federico – Vuol dire luce perpetua su metà della Terra e buio eterno sull’altra…cioè da questa parte?
   Voce di Tomas – Esattamente! Io spero tanto di sbagliarmi, ma questa speranza non mi rassicura.
   Voce di Anna – E' pazzesco!
   Voce di Federico – Vorrà dire che andremo nell’altra parte del Globo!
   Voce di Tomas – Non credo sia consigliabile.
   Voce di Anna – Perché?
   Voce di Linda – Secondo alcuni calcoli del professor Cavalli la Terra ora potrebbe essere troppo vicina al Sole, e se così fosse...
   Voce di Tomas – …se così fosse, quasi certamente, nell’altro emisfero l’aria raggiungerebbe temperature tali da bruciarci i polmoni.
   Voce di Federico – Come fa lei a sapere tutte queste cose?
   Voce di Tomas – Da certi miei studi sulla forza d’urto.
   Voce di Anna – Si spieghi con parole semplici.
   Voce di Linda – Pressappoco è come quando si colpisce, con sufficiente forza, un oggetto da un solo lato.
   Voce di Tomas – Esattamente…Terra compresa! Se colpito violentemente da un lato qualsiasi oggetto o si allontana dalla parte opposta, o gira su se stesso…il tutto in proporzione alla forza del colpo al momento dell’urto. E di certo qualcosa come duemila atomiche di oltre mille megatoni non sono state una carezza, per il nostro pianeta.
   Voce di Federico – Le sue potrebbero essere delle semplici congetture!
   Voce di Tomas – Sì…e speriamo che restino tali.
   Voce di Anna – Io sto morendo di fame!
   Voce di Linda – Questo è un male comune.
   Voce di Anna – Se penso che facevo la panettiera…
   Voce di Tomas – Sarà molto difficile procurarci del cibo.
   Voce di Federico – Lei però…a lume di naso, dev’essere un uccellaccio di malaugurio!
   Voce di Tomas – Dico le cose come stanno. Cioè che sulla Terra potrebbe non esserci più vita.
   Voce di Anna – Fino a prova contraria noi siamo ancora vivi!
   Voce di Tomas – E’ un puro caso, destinato ad esaurirsi entro breve.
   Voce di Anna – Sarà quel che sarà...ma senza porre limiti alla provvidenza!
   Voce di Linda – Ovviamente si spera in bene.
   Voce di Federico – Professore, lei quale parte ha avuto in questo disastro?
   Voce di Tomas – Io sono sempre stato un pacifista contrario ad ogni tipo di armamento. Perciò nessuna colpa!
   Voce di Anna – Ci vorrebbe un po' di luce...ci vorrebbe!
   Voce di Tomas – Anche se il Sole rispuntasse nuovamente, la nostra sopravvivenza resterebbe comunque appesa ad un filo. L’ozono che avviluppava la Terra…proteggendola dai suoi raggi, non c’è più…e senza questa protezione i nostri corpi non reggerebbero al troppo calore.
   Voce di Anna – A mio avviso lei farebbe cosa assai gradita se in futuro si astenesse dall’ipotizzare altri accidenti. Noi di sciagure ne abbiamo già fin sopra i capelli!
   Voce di Tomas – Non dovreste prendervela con me. Io sto solo cercando di prepararvi al peggio!
   Voce di Federico – Peggio di così…
   Voce di Anna – …peggio di così si muore!

Rumori di piedi che battono per terra.

   Voce di Tomas – Cos’è questo rumore?
   Voce di Linda – Sono io che ho raggiunto il limite della sopportazione e batto i piedi per il freddo!
   Voce di Anna – Forse il professore ha ragione quando dice che moriremo tutti.
   Voce di Federico – Io sento che non morirò. Non ho nessuna colpa per l’accaduto e quindi non sarebbe giusto!

Piena di macerie, la scena s’illumina lentamente: quel tanto che basti per prenderne atto.

   Linda (entrando in scena) – Questo è il chiarore dell’alba!
   Anna (entrando) – Dio mio, sì…il Sole!
   Federico (entrando) – Che dicevo io un attimo fa? Questo vuol dire che siamo tutti salvi.
   Voce di Tomas (dalle quinte) – Presto, mettetevi al riparo! Il Sole potrebbe non essere più quello di prima!

Fuggi fuggi generale dietro le quinte, mentre la luce torna sovrana: illuminando a giorno la scena piena di macerie. Dopo una breve pausa si sente parlare.

   Voce di Linda – Il Sole sarà come prima?
   Voce di Tomas – Qualcuno esca allo scoperto e controlli se scotta troppo!
   Voce di Federico – Perché non esce lei?
   Voce di Tomas – Se capitasse qualcosa a me, per voi sarebbe peggio che vivere nel buio. Senza falsa modestia vi sono utile come l’aria che respirate…e ve ne accorgereste presto.
   Voce di Anna – Per quanto visto e sentito finora, io sono convinta che senza di lei vivremmo meglio!
   Voce di Federico – Noi non abbiamo bisogno del suo sapere. Anzi meno lo esprime miglio è.
   Voce di Tomas – Lei è uno sciocco!
   Voce di Federico – Sì…sciocco, stupido, ignorante e tutto quello che vuole, ma con una certezza: le atomiche non sono state un’invenzione dell’ignoranza…né della stupidità.
   Voce di Tomas – Non basta per sentirsi innocenti!
   Voce di Linda – Siamo tutti un po' colpevoli…magari per i nostri reiterati silenzi.
   Voce di Federico – Io no!
   Voce di Anna – State calmi…se il Sole non è più quello di prima, per me tanto vale farla finita subito. Esco io!

Con le braccia allargate e la faccia rivolta verso la fonte di luce, Anna si porta si in centro scena. Dopo una lunga e silenziosa pausa s’inginocchia e s’inchina verso la fonte di luce.

   Voce di Tomas – Allora…come si sente?
   Anna – Io sto benissimo, però...che disastro!

Entrano tutti in scena. Federico aiuta Anna a rialzarsi. Tomas e Linda, con delle complicate apparecchiature controllano se l’aria è respirabile. 

   Federico – Assassini bastardi…ecco quello che rimane della mia città e di un milione di abitanti.
   Anna – Solo macerie e nient’altro.
   Tomas (a Linda) – Io vado a dire agli altri che ci sono due superstiti e che l’aria è si può ancora respirare. Tu (mentre sta uscendo) nel frattempo cerca di dare un’occhiata in giro. E portati tutto l’occorrente per il controllo dell’acqua.
   Anna (a Linda) – Quali e quanti altri...con voi due ci sono delle persone vive?
   Linda – Siamo un gruppo formato da sei persone: tre uomini e tre donne.
   Federico – E che fine ha fatto il resto del gruppo?
   Linda – I quattro assenti si trovano poco lontano da qui: nel punto in cui siamo atterrati con un piccolo aereo da turismo. Io e Tomas ci siamo allontanati per cercare del cibo, ma non ne abbiamo sentito neanche l’odore.
   Federico – Ah sì? E voi da queste parti cosa speravate di trovare…l’albero del pane? O magari una gastronomia gestita dal Padreterno in persona?
   Linda – Il suo sfottò è fuori luogo.
   Federico – Come dovrei parlare con gente che di riffa o di raffa...solo per sete di potere, ha mandato in fumo l’intero Pianeta?
   Linda – Non deve dire queste cose! Noi non abbiamo mai smesso di urlare contro la proliferazione delle armi atomiche!
   Federico – Questo è quanto hanno sempre detto in pubblico tutti gli uomini di scienza…salvo poi analizzare ogni loro piccolo dettaglio e scoprire il contrario.
   Linda – Beh, messa così, lei sostiene esattamente quel che ho detto poco prima. E cioè che in un certo qual senso siamo tutti un po’ responsabili dell’accaduto.
   Anna – Io sono da escludere perché ho sempre e solo fatto la panettiera. Per quanto mi riguarda, ho solo preparato del buon pane da mangiare!
   Linda – Questo non è, comunque, il momento per cercare colpevoli…con tutto quello che ci sarebbe da fare!
    Federico – Cosa, per esempio? Possiamo forse ridare la vita ai morti con un bel colpo di bacchetta magica? O dovremmo far finta di non vedere (allargando le braccia)?
Anna – Guardando intorno mi viene quasi voglia di farla finita: tanto un cadavere in più oppure in meno...non farà alcuna  differenza.
    Federico – Non dire sciocchezze.
    Linda – Giusto! Quando ci riuniremo tutti i sopravvissuti, ricominceremo. Costruiremo un nuovo mondo.
    Anna – Con servi e padroni? Ricchi e poveri?
    Linda – No. Questa volta no!
    Federico – Adesso dice così, ma la pazzia degli uomini non conosce limiti e…
    Anna – …e quindi qualcuno inventerà una nuova occasione di sfruttamento?
    Federico – Ci si può scommettere.
    Linda – No…nulla dovrà più essere come prima.
    Federico – Utopia e niente di più! Ci sarà sempre un uomo che per troppo egoismo ridarà fuoco alle polveri: distruggendo quello che andremmo di nuovo a fare. Ma a parte questo, in cosa potrebbe essere utile il sottoscritto…con una istruzione che non va oltre la quinta  classe elementare?
    Linda – Prima che mestiere esercitava?
    Federico – Il muratore.
    Linda – Allora costruirà nuove case per i sopravvissuti.
    Federico – E no, cara…questa volta non mi faccio fregare! Se fare il muratore verrà considerato un mestiere alla portata di chiunque e non una professione alla pari con tutte le altre, senza escludere le più pagate, da ora in poi chi vuole una casa dovrà farsela con le proprie mani...perché il sottoscritto non ne costruirà più per nessuno!
    Anna – Hai parlato bene, Federico! Vedrai…adesso che arrivano gli altri cercheranno di comandarci a bacchetta: come sempre hanno fatto quelli più istruiti e più colti di noi. Faranno di tutto per imporre delle leggi che per quanto ci possano andar bene, significheranno sempre molti lavori pesanti per noi e tanto riposo ben pagato per loro. Perciò mi associo e dico che non farò più il pane per nessuno.
    Linda – Troveremo un accordo, vedrete! Cercheremo di stare bene tutti...se la terra ci darà ancora modo di vivere.
    Federico – Io questa volta voglio fare il capo!
    Linda – Non ci saranno né capi né code…e ognuno cercherà di fare quanto può: in pace con gli altri.
    Anna – Le ho già sentite queste belle parole…in passato!  Comunque sia, se ai suoi amici servirà qualcosa in più degli altri...comportandosi da ingordi, possono prendersi quanto è rimasto; ma che lascino in pace lui (indicando Federico) e me! 
    Federico – Anna ed io non abbiamo nulla da spartire con voi…siete troppo istruiti e ci fate paura!
    Linda – Se ancora esiste una possibilità di sopravvivenza noi dobbiamo cercarla insieme: chi si esclude è perduto. Lo capite almeno questo?
    Federico – Chi sarebbero i suoi amici?
    Linda – Gente in gamba.
    Anna – Sarà dura capirci.
    Linda – E parlano tutti benissimo la vostra lingua.

Rumori di gente che si avvicina.

    Linda – Stanno arrivando. Adesso li conoscerete.
    Voce di Tomas – Da questa parte, seguitemi!
    Linda – Siamo qui...venite!
    Anna (titubante) – Che Dio ce la mandi buona.
    Federico – Noi due, se la loro compagnia non sarà di nostro gradimento, ce ne andremo per i fatti nostri?
    Anna – D’accordo!

Preceduti da Tomas entrano: il Generale, Margareth, Cory ed Abramo. Quest’ultimo con un telefono di tipo militare si porta in un angolo, e tenta di comunicare con qualcuno;. Parker col suo inseparabile frustino va su e giù nervosamente, dandosi dei continui colpetti sulla gamba sinistra; Cory e Margareth confabulano, appartati in un angolo; Linda e Tomas vanno ad analizzare campioni di terra, in fondo alla scena; Anna e Federico esprimono i loro dubbi guardandosi negli occhi, mentre Parker li avvicina.

    Parker (con piglio autoritario) – Voi chi siete? Presentatevi come si conviene!
    Anna (inchinandosi con ironia) – sono Anna Giordano di professione panettiera…per servirla.
    Parker – Bene…abbiamo anche chi ci farà il pane! (rivolto a Federico) E tu chi sei?
    Federico – Chi siete tutti quanti voi, piuttosto.
    Parker – Come osi, cafone! Sappi che sei al cospetto del Generale in pensione Sem Parker…dell’esercito statunitense: più forte del mondo! 
    Federico – Me ne frego dei tuoi gradi e del tuo esercito: questa è la mia terra e non la tua!
    Parker – Ora non più! Quanto prima io qui pianterò la bandiera a stelle e strisce. E da quel momento...che tu lo voglia o no, basterà la mia presenza parchè diventi proprietà degli Stati Uniti!
   Anna (avvicinandosi) – A quanto pare, il lupo ha perso solo il pelo: il vizio gli è rimasto appiccicato alla pelle.
    Federico: – Ma quale lupo d’Egitto! E d’altro canto…cosa vuoi che pianti questa specie di rimbambito?
    Parker – Rimbambito a me? Razza di zoticone elevato a potenza! Io con qualche anno in meno passerei sul tuo corpo a fil di baionetta…come avrebbe fatto il meno coraggioso dei miei Marines! Signora Linda (che si sta avvicinando), non c’è più mondo!
    Federico (raccoglie una pietra e minaccia) – Non parlarmi in questo modo...se vuoi ancora conservare intatto il poco cervello che ti è rimasto!
    Tomas (bloccandogli il braccio) – Calma…per favore! Dopo tante bombe cercate ancora la guerra?
    Parker – Ho solo chiesto il suo nome.
    Tomas – Si chiama Federico Mola…italiano come la signora Anna (indicandola).
    Parker (mentre gli gira le spalle) – Italiano insofferente alla disciplina…ignorante e mafioso.
    Federico – Vaffanculo!
    Singer (portandosi nel centro della scena) – Signori, un po' di calma!
    Federico (ad Anna) – Se quello era un Generale, chissà cosa faceva prima quest’altro?!
    Anna – Sarà stato un politico importante…come i nostrani, che promettevano tanto e che non davano niente!
    Singer – Il mio nome è Abramo...Abramo Singer, e la donna in camicetta rosa è la mia compagna Cory Mendoza! Io sono stato uno dei più grandi banchieri del mondo ma non intendo parlare del mio passato: a me interessa trovare una convergenza che ci permetta di non farci male l’un l’altro. E lei, Generale Parker, la smetta con quel tono di comando…non ci faccia pentire di averle salvato la pelle!
    Parker – Egregio signore Abramo Singer…sicuramente di chiare origini ebraiche e di professione banchiere...che fa tanto pendant con le sue radici, le faccio notare che io a Dunkerque, alla testa dei miei Marines, ho combattuto come un leone per difendere i suoi soldi e la sua razza dallo sterminio nazista. Perciò è lei…dimostrandomi della riconoscenza, che non deve farmi pentire di nulla!
    Federico (ad Anna) – Bella compagnia, per due poveracci come noi.
    Tomas – Parker, la smetta!
    Parker – Io a Dunkerque, ai miei comandi, ho avuto ragazzi ventenni che si sono lanciati come tante furie sullo strapotente nemico. Nulla hanno potuto le formidabili armate tedesche di fronte al nostro coraggio. Quella sì che è stata una vera guerra! Questa invece è stata una guerra da schifo. Durata il tempo di dare l’allarme e poi è tutto è finito…senza vincitori né vinti!
    Anna – Tutte le guerre hanno fatto schifo.
    Tomas – Lei sa benissimo che non si è trattato di guerra ma di un maledetto incidente di percorso, causato dalla stupidità umana. Perciò la smetta con le sue lamentele: nelle condizioni in cui ci troviamo tutti quanti, dobbiamo essere costruttivi nel cercare uniti una via di scampo!
    Singer – Sarà una unione alquanto difficoltosa.
    Tomas – Chi stupidamente pensa di potersela cavare da solo è fottuto in partenza!
    Anna (a Federico): – Questa è per noi.
    Federico – L’altra donna chi è?
    Margareth (avvicinandosi) – Mi chiamo Margareth Altman, e sono amica di Linda.
    Singer – Adesso sedetevi tutti su qualche sasso e statemi a sentire! Vi parlerò col cuore in mano.

Si siedono tutti sulle macerie, tranne Singer e Federico.

    Singer – Lei perché non si siede?
    Federico – Tomas, poco fa, ha parlato di un malaugurato incidente…lei ne sa qualcosa?
    Singer – Si! Tutti noi sappiamo cos’è accaduto.
    Federico – Anche Anna ed io abbiamo il diritto di sapere che
cosa è successo: almeno in parte!
    Tomas – Federico, non abbiamo ancora stilato la nuova carta dei diritti. Col tempo saprai ogni cosa.
    Federico – Vi vergognate e cercate di tergiversare perché vi sentite pienamente responsabili? Allora vi dico che con voi mi sento in pessima compagnia e quindi cercherò di cavarmela da solo…anche se sarà più difficoltoso farlo!
    Anna – Io la penso esattamente come te, Federico. Vieni, (uscendo insieme e tenendosi per mano) andiamo via!
    Singer – Grazie a lei, Generale, ecco cosa abbiamo ottenuto!
    Linda – Lasciamoli perdere…tanto torneranno.
Singer – Allora veniamo a noi! Signori…anche non sono stato un uomo di scienza io non ho potuto fare a meno di pormi alcune domande che necessiterebbero di risposte esaurienti, o quanto meno di ipotesi plausibili. La mia prima domanda è: Come mai solo quest’angolo di terra non risulta contaminato dalle radiazioni...dopo che una testata nucleare di estrema potenza è esplosa a circa dieci chilometri da qui…spianando ogni cosa? La seconda: Sono soltanto due i superstiti o ne troveremo altri? E per concludere, la terza: Stando al datario automatico che porto al polso, dopo molti giorni di volo cieco…senza una sola goccia di kerosene nei serbatoi del nostro piccolo velivolo, quale sconosciuta forza, secondo voi, ci ha spinto dagli Stati Uniti fino in Italia?
    Cory – Sono domande alle quali solo Tomas potrebbe dare risposte, non fosse altro che per le sue conoscenze in ambito militare.
    Tomas – Io ne so all’incirca quanto ognuno di voi. Non so neppure come abbia potuto, questo vecchio pianeta, resistere all’urto di tutte quelle bombe atomiche fatte esplodere quasi contemporaneamente: se noi consideriamo che solo la metà avrebbe potuto mandarlo in frantumi. Mi viene da dire che Dio esiste e ci ha messo una notevole pezza. D’altro canto, è un miracolo se il Sole continua a scaldarci senza arrostirci vivi. Ed è un miracolo, se nell’aria che stiamo respirando ci sia ancora dell’ossigeno!
    Margareth – Allora siamo dei miracolati anche noi?
    Singer – Nessuno lo negherebbe! Forse siamo ancora in vita perché destinati a ripopolare la Terra.
    Cory – Come Adamo ed Eva?
   Margareth – Cos’è…rispunterà la foglia di fico?
    Singer – Non è con quella che riusciremo a coprire tutte le nostre passate vergogne.
    Margareth – Specialmente quelle dei banchieri.
    Linda – A parer mio, se invece di punzecchiarci a vicenda col “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!” cercassimo di fare qualcosa...anche con questi sassi, faremmo sicuramente qualcosa di utile. Che ne dite?
     Cory (sarcastica) – Certo! Vista l’abbondanza di sassi...per ripopolare questo fottutissimo Pianeta potremmo rifare quello che fecero  Deucalione e Pirra!
    Tomas – Punzecchiature e sarcasmo a parte...stando a quanto è rimasto il mio consiglio è quello di “Ricominciamo da zero”. Senza perdere tempo in chiacchiere.
    Linda – Giusto! In fondo, ridare vita alla Terra dovrebbe essere alquanto piacevole.
    Parker – Io sono pronto!
    Margareth (ironica e sfottente) – Non abbiamo alcun dubbio, Generale...preso atto della sua prestanza fisica.
    Tomas (cambiando discorso) – Ora noi, divisi in gruppi, perlustreremo in lungo e in largo dintorni, cercando attrezzi da lavoro. Perciò raccoglieremo tutto quello riterremo utile alla faticosa opera di ricostruzione.
    Singer – Siamo tre uomini e tre donne: formeremo tre coppie di sesso diverso.
    Tomas – Abramo e Cory andranno a sud, Linda ed io a nord, il Generale e Margareth ad ovest.
    Margareth – Io col generale Parker non vado da nessuna parte…non ho ancora superato i trent'anni e lui va già versi i settanta!
    Singer – E questo cosa significa?
    Margareth – Significa che è vecchio e che batte in ritirata…e se io da femmina lanciassi alle mie spalle i sassi nello stagno, come Pirra, lui non è certo quel maschio Deucalione: utile al ripopolamento terrestre!
    Cory – E chi ti ha riferito che il Generale batte in ritirata? Sai forse tu…così giovane, quando finisce la sessualità degli uomini?
    Parker – Lei non mi conosce, miss Margareth! A Dunkerque, anche se il nemico continuava a vomitare su di noi una vera e propria pioggia di fuoco, io con i miei uomini continuammo ad avanzare indomiti. Il nostro motto, grazie a Dio, era e rimane: “Sempre avanti…anche arrancando!”.
    Margareth – Come vedete, questo si è fermato a Dunkerque.
    Tomas – Purtroppo, Margareth, tu non sei in condizioni di poter scegliere. Siamo tutti qui: tre uomini e tre donne…con due coppie già formate prima del disastro.
    Linda – Non lo devi certo sposare!
    Margareth – Non credo sia questo il punto.
    Singer – Allora che problema c’è? Per adesso, con lui devi soltanto perlustrare parte del territorio…poi si vedrà.
    Margareth – Non si vedrà un bel niente preso atto che l’unica scarpa vecchia è toccata alla sottoscritta…e che di sicuro si stancherà prim’ancora di cominciare!
    Cory – Hai tutte le carte in regola per dargli la carica!
    Margareth – Al Generale la carica non riuscirebbe a dargliela neanche la fanfara di West Point…se ancora ci fosse.
    Cory (a Linda, sottovoce) – Non avremmo dovuto portare un vecchio con noi. In fondo, Margareth non ha tutti i torti.
    Parker – si direbbe che vogliate emarginarmi!
    Linda – Generale, qui non si tratta di emarginazione ma di valenza di coppia.
    Parker – Se avessi solo qualche anno di meno…sarei io a scegliere!
    Cory – Lasci stare gli anni: quelli chi li ha e se li tiene.
    Linda – Se non fossero andati via quei due, avremmo dato al Generale la più matura panettiera….malgrado le parole mi sembrava affascinata dalla sua divisa.
   Cory – E già, a pensarci bene…
    Margareth – Non lo avrebbe voluto neanche lei…è ancora una bella donna!
    Cory – Sì…ma stracciona.
    Singer (prendendo Cory per mano) – Noi andiamo, senza fare altre storie. Saremo di nuovo qui verso mezzogiorno.
    Tomas (prende sottobraccio Linda) – Anche noi…torneremo intorno a quell'ora!

I quattro escono da parti opposte. 

    Parker – Noi due, miss Margareth. cosa facciamo?
    Margareth – Niente di tutto quello che pensa lei, Parker. Noi andremo ognuno per i fatti suoi! (esce dalla porta di centro).
    Parker (seguendola) – Ma dove vuole andare da sola, mi aspetti: l’accompagno!

Entrano Anna, Federico, Marta e Govanni. Tranne il secondo, gli altri appaiono rammaricati.

    Anna – E' qui che li abbiamo lasciati qualche ora fa.
    Giovanni – Sono spariti.
    Marta – Peccato, saremo soli!
    Federico – Meglio soli e liberi piuttosto che in compagnia ma con la palla al piede…
    Anna – Con gli americani non si sa mai come va a finire.
    Giovanni – Non essere ingiusto…a ben guardare non sono stati né meglio e né peggio di tutti quanti gli altri.
    Marta – Hanno fatto anche cose di grande rilievo.
    Federico – Per esempio?
    Marta – Sono andati sulla Luna!
    Federico – Con tutto quello che hanno speso per il Progetto Apollo si poteva sfamare mezzo mondo.
    Giovanni – La fame non deve fermare la ricerca…quando punta a migliorare la qualità della vita. E su questo, in passato, noi avremmo dovuto discuterne meglio.
    Federico – Gli Statunitensi hanno sempre pensato a se stessi! Basti pensare che da soli consumavano più oltre il 35% delle risorse planetarie…migliorando la loro qualità della vita a scapito dell’intera umanità.
    Marta – Mi sembri un tantino prevenuto.
    Giovanni – Preferivi il sistema sovietico a quello americano?
    Federico – Io li ho sempre temuti entrambi. E guardandomi intorno non si può certo dire che i miei timori erano infondati.
    Anna – Se vogliamo essere onesti c’era d’aspettarselo. Tutto ciò che hanno saputo regalarci con le loro ricerche è davanti ai nostri occhi…la fine del mondo!
    Giovanni – Proprio così…la fine del mondo. Io stavo arando i campi, quando quel boato assordante deve avermi rotto i timpani…dato che ancora faccio fatica a sentire. Solo dopo alcuni istanti, guardando verso il punto in cui c’era stata l’esplosione, ho visto nel cielo il lento formarsi di un fungo atomico gigantesco…a circa un chilometro. Da quell’infernale figura veniva fuori una luce così accecante che dopo averla fissata per neanche un secondo, non mi è stato più possibile distinguere nettamente le case circostanti. Mi era venuto un fortissimo male agli occhi: come se degli spilli me li avessero perforati da parte a parte. Forse per il troppo dolore devo addirittura aver perso i sensi…perché non ho alcun ricordo di quell’immediato futuro.
    Federico – Anche io ho sentito un forte bruciore agli occhi.
    Anna – Lascialo parlare!
    Giovanni – Quando ho potuto di nuovo distinguere con chiarezza, ogni cosa, intorno a me il paesaggio non era più lo stesso, e delle case rurali dislocate intorno…all’incirca una ventina, non esisteva traccia. Dei tanti alberi…rimasti senza chiome, si vedevano solo i tronchi fumanti o carbonizzati. La terra aveva perso quel suo naturale colore e quel suo altrettanto naturale profumo: sembrava cenere e sapeva di morte. E nonostante ciò io ero vivo. Per esserne più sicuro ho palpato e ripalpato il mio corpo in diversi punti…fino a godere per la mia integrità fisica…non avevo niente, neanche un graffio!
    Federico – E poi?
    Giovanni – E poi, passata la comprensibile euforia per tanta fortuna, correndo per l’intero percorso, ho raggiunto il luogo dove ritenevo di dover trovare mia moglie e quanto era rimasto della cascina che aveva visto nascere mio nonno, e poi mio padre. Invece lì ho non c’era che devastazione e silenzio…con la mia compagna sparita nel nulla e con tutte le pietre che si sbriciolavano sotto le mie scarpe. 
    Anna (segnandosi con la croce) – Madre di dio!
    Marta – Pazzesco.
    Giovanni – Pensando al peggio, cioè che lei (indica Marta) giacesse sepolta sotto le macerie, mi sono messo  a scavare con le mani fino a farle sanguinare. Ogni tanto invocavo a gran voce il suo nome e le chiedevo scusa perché la sera prima…nel proibirle di accantonare soldi per la tinteggiatura delle pareti domestiche annerite dal tempo e dal fumo della stufa, l’avevo redarguita aspramente. Tra una lacrima e l’altra, riandando con la mente a quel fatto, me la vedevo più bella che mai, mentre con la sua innata bontà sembrava giustificasse la mia scontata protervia nel non dargliela mai vinta…capendo così d’un tratto quanto immeritevole ero stato del suo immenso amore. Con questa convinzione, lasciandomi poi cadere su ciò che restava della nostra casa, ho urlato ripetutamente il suo nome: nella speranza che mi sentisse. Ho anche bestemmiato ma con subitaneo pentimento…mentre le mie lacrime non facevano in tempo a toccare terra che già evaporavano per il troppo caldo.
    Anna (col pianto agli occhi) – Come l’hai poi trovata?
    Giovanni – All’improvviso, quando ormai avevo perso ogni speranza e mentre ero ancora inginocchiato per terra, ho sentito una mano accarezzarmi i capelli…e poi la sua voce che diceva: “Sono io, amore. Sono qui. Sono viva anch’io!”. 
    Marta – Mano nella mano abbiamo camminato a lungo in un buio squarciato a tratti dalle fiamme, senza incontrare mai una sia pur minima forma di vita. Abbiamo vagato per un tempo indivisibile in giornate per l’assenza del Sole…senza vedere in cielo un volatile, oppure strisciare un verme per terra… 
    Giovanni – …o solo l’idea di una piccolissima pianta con qualche fogliolina verde: grazie alla quale avremmo capito che non tutto sapeva di totale annientamento.
    Marta – Nel nostro vagare senza meta, come due zombi, speravamo di trovare qualche inizio che ci facesse ben sperare sull’entità del disastro…ma invano.
    Giovanni – Questo, prima che il buio totale ci fermasse.
    Federico – Anche noi siamo rimasti al buio per chissà quanto tempo…e con la paura che non avremmo mai più rivisto il Sole.
    Marta – L’aver trovato gente buona come voi, oggi ci ridona la speranza…e parte della perduta fede in Dio.
    Federico – E chi vi garantisce…per la nostra bontà?
    Giovanni – Dopo una simile catastrofe, nell’animo umano non può che albergare il buon senso.
    Anna – Ce ne fosse stato prima…qualche pizzico in più!
    Giovanni – Ma noi non piangeremo sul latte versato da altri. Quel che adesso conta è continuare a vivere: per farla finita c'è sempre tempo.
    Federico – La vostra presenza ci rende felici!
    Marta – Dopo il ritorno della luce, a guidati fin qui è stata una gigantesca nuvola...nera come la pece.
    Giovanni – Vedevamo solo uno squarcio di luce ogni tanto. Ma solo all'orizzonte. Molto lontano…quasi irraggiungibile.
    Marta – Una nuvola sparita di colpo, senza un alito di vento.
    Anna – Forse è stata proprio quella nuvola a salvarvi!
    Marta – Non lo sappiamo. Personalmente non ci capisco più nulla.
    Giovanni – Dal mio punto di vista, quella nuvola deva aver fatto da ombrello contro le radiazioni: permettendoci di salvare la pelle. Altrimenti saremmo morti anche noi come gli altri.
    Anna – Dunque un miracolo!
    Federico – Ma se tutto è andato perso e non abbiamo cibo né acqua, di che razza di miracolo dovremmo parlare?
    Giovanni – Poco lontano da qui…adesso che penso, mi pare di aver visto un laghetto!
    Marta – Hai visto dell’acqua e non mi hai detto nulla?   
    Giovanni – Mi è parso…non ne sono sicuro. E comunque, anche se così fosse sarà sicuramente inquinato…con l’acqua imbevibile.
    Anna – Andiamo a vedere, non si sa mai!
    Federico – Sì, andiamo. In questo momento darei un braccio per un sorso d’acqua.
    Giovanni – Prima dovremmo cercare gli altri sopravvissuti!
    Marta – Se si sono salvati a bordo di un aereo…forse hanno da bere e da mangiare.
    Giovanni – Magari qualche scatoletta.
    Federico – Quando noi li abbiamo incontrati, cercavano di che nutrirsi anche loro.
    Marta – Ciò non toglie che più siamo meglio è! 
    Anna – Allora non ci resta che aspettarli perché torneranno: dietro quei sassi hanno dimenticato qualcosa.
    Giovanni (va verso il punto indicato da Anna) – Torneranno certamente, perché hanno lasciato delle apparecchiature.    
    Federico – Vorrà dire che li aspetterò anch'io…ma senza fare salti di gioia.
    Anna – Intanto io vado a vedere con Marta se il laghetto esiste davvero, oppure se si è trattato di un miraggio…anche solo a vederla...un po’ d’acqua mi farebbe star miglio!
    Giovanni – Se c’è lo troverete sulla vostra sinistra, a non più di due chilometri! Dovrete fare a ritroso (rivolto alla moglie) la stessa strada che abbiamo fatto noi due venendo qui.
    Marta (prendendo Anna per un braccio) – Vieni, andiamo a dare un’occhiata!
    Anna (a Marta) – Pensa se ci fossero dei pesci…sarebbe una bella fortuna!
    Federico – Non allontanatevi troppo!
    Giovanni – Vi raccomando!
    Marta – State tranquilli.

Anna e Marta escono. Federico e Giovanni continuano a raccontarsi le disavventure atomiche, mentre vanno e vengono portando fuori scena macerie. Di tanto in tanto si siedono per riprendere fiato. 

    Giovanni – Tu cosa ne pensi di tutto questo?
    Federico – Non saprei. La sola certezza è che io ed Anna siamo gli unici sopravvissuti di quella che fu la città di Torino. Ed entrambi non sappiamo ancora a chi dobbiamo dire grazie per la nostra incolumità!
    Giovanni – Raccontami ciò che hai visto…sto cercando di capire.
    Federico – Io sono stato testimone di scene orribili…che se ci penso faccio ancora in tempo a morire d’infarto.
    Giovanni – Ormai non muori più. Dimmi tutto!
    Federico – Avevo appena terminato il mio turno di lavoro in fabbrica e stavo aspettando un tram che mi portasse a casa, quando anch’io ho sentito uno scoppio assai più forte di mille tuoni messi insieme…che ha generato una luce tanto intensa da cancellare persino le ombre…anche negli angoli più nascosti. Qualche attimo dopo…non so dirti a che distanza perché ero già mezzo intontito dal botto. Di fronte a me un tondeggiante bagliore…per intensità del tutto simile alla luce del Sole!
    Giovanni – Quello che gli scienziati chiamano “firebaal”, ovvero ciò che si ottiene bombardando il plutonio o l’uranio arricchito.
    Federico – Il suo nome scientifico non m’interessa. Io so soltanto che la sua circonferenza…all’inizio paragonabile a quella di una ruota di bicicletta, nel volgere di pochi secondi, dopo essere cresciuta tanto da occupare buona parte della mia visuale, ha fatto da cappella al fungo atomico che andava a formarsi.
    Giovanni – Prosegui.
    Federico – Da quella stramaledetta figura è quindi partito un vento…in versione “andata e ritorno”: con quest’ultima che faceva da risucchio alla prima. Un vento che all’andata faceva tremare violentemente tutto ciò che ostacolava la sua furia, e che al ritorno, con estrema facilità, ha raso al suolo case chiese e monumenti: facendoli crollare tutti come birilli, in direzione del fungo…quasi fossero dei doverosi inchini al dio della catastrofe.
    Giovanni – Hai appena descritto l’onda d’urto causata dal vento atomico. Un qualcosa di terrificante che viaggia a non meno di millecinquecento chilometri orari…e che al suo passaggio non lascia segni di vita.
    Federico – E che dire del caldo capace di fondere tutti i vetri delle finestre e qualsiasi oggetto in metallo…dalle automobili posteggiate ai lati delle strade alle ringhiere dei balconi?! O delle persone che morivano senza un lamento perché non ne avevano il tempo?! O delle quattro donne che insieme a me stavano aspettando il tram...annientate all’istante. Di quelle poverette sono rimaste le figure fissate sul pavimento della pensilina: cioè una specie di radiografia di gruppo...a prova certa del loro dissolversi nel nulla?!
    Giovanni – Accidenti!
    Federico (dopo un lungo respiro) – Intanto le poche case che avevano resistito all’urto e bruciavano in serie, una dietro l’altra; mentre scoppiettanti lingue di fuoco aggredivano i fili dell’alta tensione in tutta la loro lunghezza: dando così maggior vigore agli incendi che ormai non si contavano più. Il tutto fino alla caduta di una pioggia mista a fango, che provocava dolorose ustioni alla pelle.
    Giovanni – Era il foll-out...o pioggia radioattiva.
    Federico – Poi anch’io…come te, ho pensato d’essere l’unico sopravvissuto e l’idea di dover vivere da solo non mi andava a genio. Perciò speravo che un fulmine m’incenerisse: risparmiandomi ulteriori patimenti. Ed è con questa inesaudita speranza che dopo aver visto vento e fuoco ridurre in un deserto di detriti e cenere quello che prima era un mare di palazzi, mi è toccato assistere anche alla totale liquefazione della Mole Antonelliana...ultima a cedere. Allora, con i pugni chiusi verso il cielo, in segno di sfida, o lanciato un urlo contro Dio che aveva permesso quell’ecatombe…e per il momento non ne sono affatto pentito.
    Giovanni – Invece a mio modesto avviso devi essergli grato, perché è stato proprio lui a salvarti la vita. Se così non fosse, sai dirmi a chi dovremmo ringraziare per la tua e per la nostra più che miracolosa incolumità?
    Federico (fingendo di non aver sentito, continua) – Dopo aver camminato per non so quanto tempo, ho scavato anch’io a mani nude nei posti in cui ritenevo di poter trovare amici e parenti; urlando fino alla raucedine: “Margherita...dove sei? Antonello...rispondi! Beppe! Adele! Marco! Luisella!”. E poi tanti altri ancora, senza mai ottenere risposta.
    Giovanni (come se parlasse a se stesso) – Purtroppo sono tutti morti…tranne noi!
    Federico – Ho scavato anche altrove, con la speranza di trovare qualcosa che si muovesse…magari un cane o un gatto! Invece ho tirato fuori soltanto corpi senz’anima: molti dei quali orribilmente mutilati. Solo una volta è stato diverso...con una bimba bellissima…apparentemente integra ma con un po' di sangue raggrumato sul naso e con due occhini azzurri che mi guardavano attoniti mentre mi diceva: “Scusi, signore…cos’è successo? Può portarmi, per favore, dalla mia mamma?”.
    Giovanni (quasi sussurrando) – Povera stellina!
    Federico – Mi è spirata tra le braccia.
    Giovanni – Oh Dio…no!
    Federico – Con la testa che veleggiava tra pazzia e ragione, e con la bimba morta in braccio, avevo deciso di sospendere ogni ulteriore ricerca e darmi la morte, quando da sotto i resti di un vecchio forno…quello dove solitamente compravo il pane, ho sentito una voce a me familiare chiedere aiuto. Era Anna: che ben conoscevo perché da diversi mesi la corteggiavo senza ottenere nulla! Ovviamente l’ho tratta in salvo, ed insieme…tra tanti morti che a cielo aperto ci davano tormento, abbiamo sotterrato quel corpicino: quasi a volerne conservare il ricordo.
    Giovanni – Avete fatto bene.
    Federico – Col ritrovamento di Anna non ero più solo, ed il mio cervello…che già faticava nel coordinare i movimenti del corpo, passo dopo passo ha ripreso a ragionare. Il resto lo sai.
    Voce di Linda – Tomas, dove ti sei cacciato…non ti vedo più? Rispondimi, per favore!

Linda entra e manifesta un enorme stupore per la presenza di entrambi.
    Linda – Federico, chi è questo signore?
    Giovanni – Sono anch’io un sopravvissuto.
    Federico – Anna ed io lo abbiamo incontrato poco distante da qui: in compagnia della moglie Marta. Quando li ho visti non credevo ai miei occhi.
    Linda (porgendo la mano a Giovanni) – Sono Linda. Ti do il benvenuto tra i vivi.
    Giovanni (allungando la mano) – Giovanni…e comincio a credere che per noi, essere ancora in vita, è sinonimo di una grande fortuna.
    Linda – Non è ancora detto...purtroppo: lo sarà se riusciremo ad alimentarci. Avete visto Tomas?
    Federico – No, non si è visto nessuno.
    Linda – Anna e Marta?
    Federico – Sono andate a controllare se davvero (indicando Giovanni) lui ha visto, qui intorno, un laghetto.
    Linda – C’è!..lo abbiamo visto anche noi.
    Giovanni – Avete bevuto?
    Linda – Prima di bere quell’acqua conviene analizzarne la potabilità con degli appositi strumenti in nostro possesso…e che abbiamo dimenticato qui da qualche parte.
    Giovanni – Sono lì, dietro quel mucchio di macerie, appena sulla destra.
    Federico – Linda!
    Linda – Sì!
    Federico – Singer ha parlato di un maledetto incidente e…
    Giovanni – …e vorremmo sapere!
    Linda – Non è facile spiegare tutto.
    Giovanni – Almeno provaci!
    Linda – Non vi piacerà.
    Federico (insistendo) – Perché…secondo te potrebbe esserci una spiegazione meno amara…dopo quello che hanno visto i miei occhi?

I tre si siedono sui sassi. 

    Linda – Tutto è cominciato all'alba del 12 marzo: quaranta giorni or sono.
    Giovanni – Questo significa che non mangiamo e non tocchiamo acqua da oltre un mese? Non è possibile!
    Linda – Invece è vero! Io quel mattino stavo traducendo alcuni articoli della Prava, seduta dietro la mia scrivania, ed ho avuto modo di vedere quanto stava accadendo. Premetto che svolgevo quel lavoro da molti anni, per conto del Pentagono, in una base missilistica segreta: un bunker di cemento armato costruito a circa settanta metri di profondità, nella California. Conosciuta dagli addetti ai lavori col nome di Marion Ranch.
    Federico (ironico) – Bel nome…davvero appropriato per una base missilistica segreta!
    Linda – A chi per caso transitava nei pressi…visto la sua lontananza dalle strade pubbliche, e stando ai cartelli che ne proibivano finanche l’avvicinamento a meno di due chilometri, la Base dava l’impressione di una fattoria sperimentale protetta da guardie armate…con l’obbligo di sparare a vista perché al suo interno si cercava di scoprire come produrre alimenti, di qualsiasi sostanza, non deperibili per anni grazie a delle complicate manipolazione dei principi attivi che dovevano rimanere top-secret. In realtà, come ho appena accennato, Marion Ranch era una delle tante basi atomiche statunitensi con due enormi botole ad aperture telecomandate, di cui una capace di portare in superficie le quattrocento persone che vi lavoravano in soli otto minuti, mentre l’altra…schiacciando un bottone, poteva armare e sganciare le testate nucleari, collocate già sulle rampe di lancio, in pochissimi secondi.
    Federico – Per una eventuale mattanza mondiale!
    Giovanni – Puntualmente verificatasi.
    Linda – Purtroppo sì e solo adesso me ne vergogno…come le volte che andavo in paranoia per i nomignoli usati dai tecnici per indicare ora uno ora l’altro missile durante le esercitazioni!
    Federico – Vale a dire?
    Linda – Pensate ad un missile chiamato “Fiordaliso della Louisiana”: capace di seminare morte e distruzione nell’ intera provincia di Mosca! Oppure “Sole Splendente”...puntato su Varsavia ma con un raggio ad azione mortale che andava oltre i confini polacchi! E cosa dire su “Monna Lisa” e su “Amico Johnny”, o su “Capriccio della Settima Armata” e su “Zio Tom”...ognuno dei quali capace di polverizzare in un quarto d’ora una qualsiasi delle vostre Regioni.
    Giovanni – Robe da pazzi…campassi ancora mille anni non riuscirei mai a capacitarmi.  
    Federico – E tu perché hai continuato a lavorare in un posto del genere?
    Linda – Per lo stesso motivo per il quale, da voi, un ufficiale giudiziario andava a pignorare qualche vecchia suppellettile in casa della povera gente. Vale a dire, per uno stipendio che mi garantisse un tetto sulla testa e cibi caldi…ovvero: la lotta per la sopravvivenza!
    Giovanni – I famosi compromessi…usati sempre più spesso per lavarsi la coscienza. 
     Linda – Io non sto cercando assoluzioni.
  Federico – Non giustificherebbero comunque! In un paese assai ricco…come gli Stati Uniti d’America, non mancavano certo altre possibilità: ne avevate per tutti!
    Linda – La grandezza degli Stati Uniti…la potenza degli Stati Uniti…la ricchezza degli Stati Uniti! Voi europei ci avete sempre collocati al primo posto in tutto.
    Federico – E voi non avete mai fatto nulla per smentirci! Ricordo di aver visto, una volta, un vostro film dal titolo “Panico allo Stadio”, con Charlton Heston e John Cassavetes, dove quest’ultimo nei panni di un sergente di polizia…se ben ricordo, si poteva permettere una magnifica villa con piscina! Secondo te, Giovanni, un nostro qualsiasi brigadiere delle Forze dell’Ordine…per fare un esempio calzante, col suo misero stipendio tirato all’osso avrebbe mai potuto possedere tanto?
    Linda – Voi siete sempre stati dei creduloni.
    Giovani – Veniamo al giorno maledetto!
    Linda – Già…al “Piano B.”.
   Federico – Sarebbe a dire?
   Linda – La nostra risposta ad un eventuale attacco atomico da parte Sovietica.
    Giovanni – Quindi…non siete stati voi a cominciare?
    Linda – Qui sta, purtroppo, il tragico errore.
    Federico – Spiegati meglio!
    Linda – Quel mattino, dopo la notte passata a festeggiare il pensionamento del gen. Parker… oggi qui con noi e fino a quel momento uomo di grande lucidità, si stava trascinando tra pesanti sbadigli ed inutili tentativi di smaltire i fumi dell’alcool, bevuto a fiumi da tutti gli invitati: compresi i quattro membri della delegazione russa.
    Federico – Dei sovietici invitati a festa…in una vostra base missilistica?
    Linda – Non era la prima volta. La Casa Bianca c’imponeva spesso inviti del genere.
    Giovanni – E la segretezza del posto?
    Federico – Già…e la segretezza del posto?
    Linda – Loro conoscevano l’ubicazione della base e noi lo sapevamo, perciò è stata una scelta strumentale…volevamo intimidirli ostentando la nostra potenza.
    Federico – Ecco spiegato l’errore: i Sovietici hanno cercato di sabotarvi la base.
    Giovanni – Col risultato che sappiamo.
    Linda – Magari ci avessero provato...così avremmo evitato il peggio!
    Federico – Come?
    Linda – Disponevamo di un sistema antisabotaggio capace di annullare ogni tentativo del genere. La verità è un'altra…ben più misera.
    Giovanni – Raccontaci ogni particolare…tanto ormai non c’è nulla che possa stupirci.
    Linda – Sentite di cosa è stata capace l’imbecillità umana! La notte prima, tra gli invitati russi c’era un quarantenne di nome Valery: un magnifico esemplare di maschio con due intensi occhioni azzurri ed una folta capigliatura bionda...cosa che parlando di sesso avrebbe mandato in fregola qualsiasi femmina con un pizzico di voglia. Era la prima volta che lo vedevamo, ed è superfluo dire che in quel contesto ha fatto strage di cuori, senza però coinvolgere il suo. Le donne presenti…perlopiù giovani mogli di ufficiali con mariti a seguito, ad un certo punto, hanno abbondantemente varcato il limite della decenza nel ballargli insieme e nel farsi stringere tra le sue braccia: con lui che...da autentico figlio di puttana, ci prendeva gusto. Il risentimento dei rispettivi mariti, all’inizio contenuto per dovere di ospitalità, col susseguirsi dei balli è diventato palese. L’insofferenza dei componenti la Decima Squadra… ufficiali in grado di armare in autonomia i missili, e di colpire qualsiasi obbiettivo con millimetrica precisione...a qualsivoglia distanza, è finita col montare alle stelle. Tanto che un capitano geloso non si è più tenuto e fuori di se, per la rabbia, ad un certo punto ha dato due sonori schiaffoni alla moglie: colpevole di aver fatto troppo la civetta con quel cascamorto. Gli altri invece si consolavano bevendo ogni sorta di miscuglio alcolico, diventando così ubriachi da far paura.
    Giovanni – Uhm!
    Linda – Verso l’alba la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la moglie del tenente Jefferson, Diana Kerr, eletta pochi mesi prima Miss California, dopo averlo stuzzicato a puntino appiccicandoglisi addosso e facendo con lui quasi coppia fissa, si è dileguata con Valery.
    Federico – Dando il via a quella che noi, adesso, potremmo definire una moderna versione dell’Iliade di Omero…o la guerra tra Greci e Troiani dopo la fuga di Elena con Paride, ospite riverito di Menelao: marito della donna.
    Giovanni – Solo che qui non sono rimasti vivi né i vincitori né i vinti.
    Linda – Inizialmente, quelli che adesso sono qui con me, con Parker in testa, hanno cercato di calmare il furibondo Jefferson; 
ma poi anche nel resto degli ufficiali è prevalsa la rabbia e così, alla fine, pistole in pugno, molti di loro si sono messi a dare la caccia ai due fuggiaschi: frugando in ogni angolo della base. Altri, a bordo dei loro veicoli, hanno percorso dal principio alla fine le strade che ci collegavano al modo civile: setacciando con dei potenti fari cercapersone le buie grotte di cui era ricco il territorio circostante. Mentre altri ancora, nel frattempo, telefonavano a tutti gli albergatori operanti nel raggio di cinquanta miglia, senza venire a capo di nulla. Allo spuntare del Sole eravamo tutti stanchi e contrariati, per quell’incidente che ci aveva rovinato la festa. In aggiunta, per alcuni di noi ancora in grado di connettere, vedere gli uomini della Decima ridotti in quel miserevole stato, era motivo di preoccupazione perchè oltre a saperli capaci di risolvere qualsivoglia problema, con estrema calma e sangue freddo, eravamo infatti abituati a vederli sempre perfetti nelle loro eleganti uniformi. Ridotti in quello stato, invece, sembravano degli irresponsabili fuori di testa.
    Giovanni – Solidarietà tra commilitoni…o spirito di corpo sempre presente in tutte le forze armate, e quindi abbastanza comprensibile.
    Linda (furibonda) – Comprensibile un cazzo…visto che a quegli uomini era stato affidato il controllo dell’ombrello radar messo a protezione di tutto il territorio statunitense, e che in caso di pericolo, di comune accordo, avrebbero potuto dare il via al Piano B!
    Federico – Non dirci che un pugno di uomini ubriachi ha potuto fare…
    Giovanni – …solo perché una sgualdrinella americana, sotto gli occhi del fottutissimo marito, si è data un po' da fare con un fottutissimo ospite sovietico?!
    Linda – Questa è l’amara verità! A giorno fatto gli uomini della Decima, ancora tanto ubriachi da camminare barcollando, anziché affidarsi alla gestione computerizzata della Marion, hanno cominciato a gestire manualmente tutte le sofisticate apparecchiature sia di controllo che d’intercettazione. Io stavo finendo di tradurre un articolo sull’incidenza del fisco in tutta l’area sovietica quando di colpo…senza l’allarme che di solito anticipava lo sganciamento dei missili usati nelle esercitazioni, ho sentito un susseguirsi di sibili che non avevano nulla a che vedere con quelli provocati dai lanci a scopo di studio. Presa da uno strano presentimento sono andata con lo sguardo oltre la finestra ed ho visto il fumo che avvolgeva tutte le rampe di lancio prive ormai dei micidiali ordigni. Ne è seguito un fuggi fuggi generale di gente alla ricerca di un telefono, perché tutti…non più ubriachi ma impazziti, sentivano il bisogno di telefonare a qualcuno. Il generale Parker, per farlo, è venuto nel mio ufficio. Aveva il viso cadaverico e le mani tremanti mentre telefonava al Presidente degli Stati Uniti.
    Federico – Per dirgli cosa?
    Linda (prendendosi la testa tra le mani) – Ha cominciato così: “Signor Presidente, sono il generale Parker…a tutt’oggi comandante in capo della base missilistica Marion Ranch. A me oggi tocca l’ingrato compito di comunicarle che per una inspiegabile debolezza umana, dovuta allo scarso autocontrollo dei miei subalterni, da sei minuti è stato dato il via al Piano B, e che duecentonovanta missili…ognuno dei quali mille volte più potente di quelli sperimentati finora dall’uomo, stanno per abbattersi sui Paesi a regime comunista. Niente ormai si può fare per renderli inoffensivi!”.
    Giovanni – Qual è stata la reazione del vostro Presidente? Spero si sia almeno incazzato!
    Linda – Ha detto solo: “Parker…vi sentite bene?”.
    Federico – Allucinante.
    Linda – Parker ha aggiunto: “E' stata una pazzia collettiva. Io le auguro di sfuggire all’uragano di fuoco che fra quindici minuti avvolgerà la Terra…com’era facile prevedere, infatti, i Sovietici hanno risposto con un formidabile contrattacco e circa un migliaio delle loro testate nucleari viaggiano verso di noi e verso i nostri alleati…io già le vedo sul radar satellitare. Perciò a me non resta che augurarle buona fortuna: stiamo per raccogliere tutto quello che abbiamo seminato…addio signor Presidente!” – ed ha riattaccato senza aspettare commenti.
    Giovanni – Cose dell’altro mondo.
    Federico – Più altro mondo di questo!
    Linda – Finito di telefonare, Parker mi ha guardato per un attimo in faccia. Io stavo piangendo e lui, forse per il terrore impreso nei miei occhi, o forse per la mia giovane età, mi ha quasi trascinato fuori di peso dicendomi: “Venga via con me, lei…se facciamo in tempo, invece di adesso moriremo fra qualche giorno!”. Così l’ho seguito fino ai bordi di una piccola pista, dove abbiamo trovato gli altri che adesso sono qui con noi. Insieme siamo saliti sul piccolo Jet di Abramo Singer e, dopo breve, eravamo in volo verso una minuscola pista di atterraggio, sulla Cordigliera delle Ande, oltre i tremila metri di quota…dove forse potevamo avere una mezza speranza di sfuggire alle radiazioni in quanto…secondo alcuni calcoli di Tomas, avrebbero invaso il Pianeta fino ad un’altezza inferiore. 
    Federico – Ma qui non siete sulla Cordigliera delle Ande: questa una volta era l’Italia!
    Linda – Abbiamo volato per diverse ore…finché una forza a noi sconosciuta ha spento i motori e ci ha spinti sempre più in alto. Sotto di noi intanto le atomiche devastavano la Terra, mentre dei missili non ancora giunti a destinazione sfioravano minacciosi il nostro piccolo velivolo. Quel volo assolutamente silenzioso e senza comandi è durato un tempo impossibile da quantificare perché noi tutti, a turno e senza poter più dialogare al nostro risveglio, eravamo continuamente colti dal sonno. Alla fine, nel buio più impenetrabile la dolce planata. In questa zona. Voluta e decisa non da noi ma da una forza superiore. E questo è tutto ciò che posso dirvi.
    Federico – Vittime della gelosia di un gruppo di pazzi, dunque!
    Giovanni – No! Vittime di una tecnologia che ha reso gli uomini inaffidabili e troppo portati…anche nella risoluzione delle piccole beghe, a mostrare i muscoli.
    Voce di Anna – Federico…è proprio un laghetto!

Entrano Anna e Marta.

    Anna (favorevolmente stupita per la presenza di Linda) – Linda…questa sì ch’è una bella sorpresa! Ci sono anche gli altri? Dove sono?
    Linda (le va incontro e l’abbraccia) – Sì, arriveranno tra poco: li ho lasciati qui intorno!
    Anna (presenta a Linda la moglie di Giovanni) – Questa è Marta, una contadina....moglie di quel signore (indicando Giovanni). Loro due c’insegneranno a coltivare i campi!
    Giovanni – Sperando che i campi diano ancora dei frutti.
    Linda – Staremo tutti insieme?
    Marta – Certo! E avremo un bel da fare.
    Anna – Tanto per cominciare io al laghetto ho bevuto tanta acqua fresca da fare invidia ad un cammello!

Voci fuori campo.

    Linda – Sono gli altri che arrivano.

Entrano tutti e si salutano.
    
    Linda (ai nuovi arrivati) – Lui è Giovanni e lei Marta…sono marito e moglie.
    Tomas (rivolto alla coppia) – Sono molto contento nel vedervi sani e salvi! Benvenuti tra noi.
    Cory – Viva Dio, qualcuno vivo c’è ancora.
    Singer – Oltre la collina…qui dietro, abbiamo scoperto una fattoria completamente intatta!
    Cory – Con tanta roba da mangiare. Ci sono anche delle galline, delle mucche e dei cavalli!
    Margareth – Io ho trovato un’officina piena zeppa di utensili, con un’automobile quasi nuova e tanti topi da sembrare un esercito.
    Tomas – I topi…forse con gli scarafaggi, sono gli unici animali in grado di resistere alle radiazioni.
    Parker – Signorina Margareth, poteva almeno aspettare, invece di lasciarmi solo e disarmato in terre sconosciute! Con qualche anno di meno non mi avrebbe facilmente seminato...a Dunkerque non ci fu marines capace di tenere il mio passo!
    Giovanni (sottovoce a Linda) – E questo fino a poco tempo fa era al comando della base missilistica che ha causato questo sconquasso? A me sembra un rimbambito!
    Linda (sottovoce a Giovanni) – E' rimasto scioccato dagli eventi e non si è più ripreso…quasi a voler cancellare dalla sua mente l’idea della guerra atomica.
    Giovanni – Si direbbe un po' tardi, non ti pare?
    Singer – Anche la terra intorno a noi sembra voglia ritornare ad essere generosa…ho visto un campo pieno di cicoria!
    Federico (dispiaciuto) – Noi non abbiamo trovato nulla.
    Tomas – Non importa! Quello che conta adesso è stare tutti uniti.
    Anna – Io direi di fare subito una visita a quella fattoria.
    Tutti – Sì, andiamo tutti alla fattoria!
    Linda – Ho una fame da lupo.
    Anna – Anch’io.
    Tutti – Andiamo!
    Parker (agitando in aria il frustino) – Avanti tutti...seguitemi inquadrati e coperti!

Federico resta sulla scena e si guarda intorno, addolorato. Gli altri, senza prendere in considerazione le parole di Parker, escono seguendo Singer e Cory. Anna torna subito indietro. 

    Anna – Cosa fai ancora qui, Federico? Dai, vieni anche tu con noi…se Abramo e Cory non hanno preso una vacca per le palle, poco distante da qui troveremo da mangiare e da bere!
    Federico (assorto) – Riuscirà mai, il Padreterno, a perdonare gli uomini per questo misfatto? 

Si chiude il sipario


                                  SECONDO  ATTO


L'esterno di una fattoria con delle porte, dalle quali entreranno ed usciranno i vari personaggi. 
Sulla sinistra si nota la porticina praticabile del pollaio. 
Sotto un albero in fiore, di fronte al caseggiato, c’è una lunga panca con delle sedie. 
E' l’alba di un bel giorno e si sente il canto del gallo. 
Federico esce da casa e stiracchiandosi va a sedersi al tavolo. Uscendo dalla stessa porta, anche Anna va a sedersi al tavolo: camminando a passi di danza ed allargandosi con le mani la gonna a campana.
 
 Federico – I colori del cielo dicono che oggi sarà una giornata all’insegna del bello.
    Anna – Anche la notte è stata bella…anzi: piacevolissima.
    Federico – Io aggiungerei qualcosa.: perchè tu sei stata all’altezza delle più rosee previsioni.
    Anna – Abituata ad essere posseduta dal mio defunto marito, passato a miglior vita due anni fa, questa notte mi sono lasciata andare e non me ne vergogno.
    Federico – Il tuo impegno è stato superbo.
    Anna – Dopo tanti doveri coniugali del tutto insoddisfacenti, mi è bastato essere donna senza falsi pudori.
    Federico – Lo rifaremo ancora?
    Anna – Quando lo vorrai e se anch’io lo vorrò.
    Federico – Ma io ti amo!
    Anna – Anch’io, ma senza obblighi di appartenenza.

Da un’altra porta, Tomas e Linda escono e vanno a sedersi anche loro al tavolo.
    
    Tomas e Linda – Buon giorno!
    Anna e Federico – Ciao! Ciao!
    Tomas – Avete dormito bene?
    Federico – Io come un ghiro…per quanto ho potuto!
    Anna – Pure io…dopo una lunga serie di approfondimenti che ho gradito molto.
    Linda – Noi due ci siamo divertiti tantissimo...sopra un pagliericcio imbottito di foglia di mais!
    Tomas – Il suo continuo fruscio…fastidioso all’inizio, col tempo è diventato una curiosa sinfonia: su misura per ritmare ogni nostro movimento.
    Federico – Niente nostalgie per i supersoffici materassi in gommapiuma, dunque!
    Linda – No! E' stato tutto bello e divertente.
  Anna (andandosene) – Vado a vedere se nel pollaio ci sono delle uova fresche.
    Linda (seguendola) – Ti accompagno...non ho mai visto una gallina viva da vicino.
    Tomas – Federico, voglio farti una confidenza personale.
    Federico –Ti ascolto!
    Tomas – Dopo anni di forzata astinenza per questioni di studi…ma soprattutto per qualche stupido applauso tra una conferenza e l’altra in ogni angolo di mondo, io questa notte, con Linda, ho finalmente capito che un uomo senza l’amore di una donna può solo essere felice a metà.
    Federico – Parli così perché Linda, oltre ad essere molto intelligente, è anche fisicamente ben dotata!
    Tomas – No! Se penso che prima ritenevo il sesso casuale una perdita di tempo per uomini e donne mentalmente poco impegnati, sicuro che sotto il profilo sentimentale non portava a nulla e quindi da evitare, ti garantisco che io…questa notte, mi sarei comportato alla stessa maniera con qualsiasi altra donna: purché femmina nell’anima.
    Federico – Consolati perché anch’io, da quando le donne italiane avevano sacrificato alla carriera lavorativa il ruolo di mogli e di madri, non nutrivo alcun interesse al riguardo. Prima di questo disastro, le mie attrazioni fatali stavano nei bicchieri colmi e troppo in fretta svuotati, o nei giochi d'azzardo fino all’eccesso. La notte scorsa, invece, anch’io con Anna ho fatto faville. Ma la cosa più sorprendente è il vigore fisico che ho scoperto di avere…accompagnato da un’incredibile voglia di amare e di essere amato.
    Tomas (con toni riflessivi e sommessi) – Forse è l’essere umano che si sta riattaccando nuovamente alla vita.
    Federico – Cos’hai detto? Non ho sentito! 
    Tomas – Dicevo che forse…fra tanta rovina, è rinata negli esseri umani la sana voglia di vivere!
    Federico – Non lo so…e francamente non m’interessa! Ma spero che continui.
    Tomas – Continuerà solo se troveremo un accordo fra noi.
    Federico – E che accordo dovremmo fare? Siamo quattro gatti in mezzo ad un mare di guai!
    Tomas – Quattro gatti che potrebbero crearsi un sacco di altri problemi.
    Federico – A cosa alludi?
    Tomas – A Margareth e Parker, per esempio.
     Federico – Beh, cosa c’è che non funziona?
    Tomas – Tutto! Lei è molto giovane e lui è già vecchio…e quindi è una coppia che non può funzionare.
    Federico – Fatti che non riguardano noi. Saranno loro eventualmente a dover trovare un accordo!
    Tomas – Impossibile, per l’eccessiva differenza di età.
    Federico (con dell’entusiasmo) – Vorrà dire che a turno e senza bisticciare, a Margareth ci penseremo noi!
    Tomas – Messa così non mi sembra una soluzione ottimale.
    Federico – Non credo ci siano alternative! Siamo quattro uomini validi e cinque donne nel pieno delle forze…e se a Margareth non le piace il Generale dovrà accontentarsi.
    Tomas – Già…sembra facile!
    Federico – Senti...anche un cieco vedrebbe che Abramo e Cory si amano!
    Tomas Lo so: fanno coppia fissa fin da quando lei non aveva ancora raggiunto la maggiore età.
    Federico – Lo stesso cieco vedrebbe che Anna ed io adesso ci troviamo a meraviglia.
    Tomas – Lo stesso vale per me e Linda.
     Federico – Anche il contadino e la moglie si amano! Quindi è l’unica soluzione possibile: una volta per uno penseremo a Margareth…e per lei sarà un vantaggio perché al posto di un solo uomo ne avrà quattro.
    Tomas – Non stai considerando la nascosta invidia delle altre…che si sentiranno penalizzate. E poi stai dimenticando il Generale: che nonostante l’età non vorrà essere escluso!
    Federico – Allora si dia da fare conquistando Margareth… invece di rimpiangere Dunkerque!
    Tomas – E' una faccenda molto delicata, da discutere con Margareth.
    
Arriva Margareth.

    Tomas – Lupus in fabula. Ciao, Margareth! Siediti con noi e raccontacci di questa notte! 
    Margareth (sedendosi) – Ho sentito tutto...e  so che vi siete divertiti!
    Federico – E tu?
    Margareth – Io ho contato le pecore per conciliare il sonno. Ne avrò contare all’incirca un milione!
    Tomas – E il Generale?
    Margareth – Dopo due minuti russava. Nel sonno, però, ad intervalli regolari incitava i suoi Marines.
    Federico – Quello è ormai andato e non ci sarà di nessuna utilità!
    Tomas – E' vivo ed è quello che conta…dopo tutto è l’immagine di quel che saremo noi se avremo la fortuna di arrivare alla vecchiaia. Quindi dovrà avere tutto il nostro rispetto.
    Margareth – Ma del mio corpo non saprebbe che farsene!
    Federico – Stavamo proprio parlando di questo.
    Margareth – Evviva, ciò significa che la sottoscritta vi crea qualche problema! Posso sapere se come donna o solo come essere umano?
    Tomas – Come donna…ovviamente! Come essere umano ogni tuo guaio diventerà anche nostro.
    Margareth – Mentre come donna… se problema c’è sarà solo mio?
    Federico – Non è proprio così.
    Tomas – E’ che dobbiamo chiarirci su delle cose abbastanza delicate…per non creare attriti tra di noi.
    Margareth – Allora parlate. Sono qui che ascolto!
    Tomas – Non è un discorso facile da affrontare. Certo è che siamo cinque uomini e cinque donne…e per te non può esserci varietà di scelta…con quattro coppie già formate!

Arrivano Anna e Linda con delle uova in mano.

    Linda – Sono ancora calde.
    Anna – E nel pollaio ce ne sono molte.
    Linda – Vi vedo piuttosto tesi!
    Tomas – Ci sarebbe una spinosa questione da chiarire.
    Anna – Parliamone.
    Federico – E’ necessaria la presenza di tutti.
    Tomas – Sì...ma senza escludere nessuno perché è una questione molto importante! 
    Linda (rincasando) – Okay…vado a chiamare gli altri.
    Anna – Niente di grave, spero!
    Federico – No…c’è che Margareth non intende far coppia col Generale.
    Anna – E chi avrebbe stabilito una cosa del genere?
    Margareth – L’evidenza dei fatti, o la semplice deduzione che io, restando così gli abbinamenti, sarei obbligata a far coppia con Parker. Ora, se mi permetti senza mezze parole, il problema sta in questi termini: supponendo che noi siamo i soli sopravvissuti, alla luce di quanto presumo sia successo questa notte, a me non resterebbe che il vecchio o niente. Mentre per me ci vuole un uomo valido: soprattutto in quel senso.
    Anna (scandalizzata) – Margareth!?
    Margareth – Che c'è, Anna…ti scandalizzi per il mio schietto modo di parlare o perchè ad ascoltare ci siano degli uomini? Tutti quanti, qui, dovrete rendervi conto che io sono ancora giovanissima, e non mi va di auto-pensionarmi…sessualmente parlando!
    Anna – A parer mio, Margareth, queste sono tutte cose che dovremmo discutere tra noi donne.
    Margareth – Tomas e Federico sono persone intelligenti, e dopo quanto hanno visto e sentito sapranno capire il mio stato d’animo.   
    Anna – Comunque sia non sono discorsi da fare in presenza di uomini. 
    Margareth – Certo che sì: sono anche loro parti in causa!
    Anna – Secondo te cosa dovremmo fare…con le coppie già formate non da adesso ma già da diverso tempo?
    Margareth – Una soluzione ci sarebbe.
    Anna – Quale?
    Margareth – Formando tutti insieme una specie di famiglia allargata: dividendoci tutto in parti uguali…comprese le nostre grazie e le attenzioni degli uomini. 
    Anna – Stai insinuando che noi donne dovremmo far sesso con tutti, senza badare alla forma e alla sostanza?
    Margareth – Dire ad un uomo basso e nero che tu preferisci solo uomini alti e biondi, o viceversa, dal mio punto di vista non sarà mai una scelta ponderata ma discriminante…ovvero: l’inizio del razzismo!
    Anna – Tu stai proponendo una soluzione che se accettata da tutti stravolgerebbe…e non poco, quello che al riguardo era il comune sentire del genere umano prima delle bombe! Io non me la sento, con tutta sincerità, di darti torto…perché in questo tuo tentativo c’è una buona dose di ragione! Devo aggiungere però che la tua proposta potrebbe non essere accettata: cosa che porterebbe allo scioglimento del gruppo da noi formato con conseguenze catastrofiche per tutti. Siccome non voglio esserne io la causa...senza fare salti di gioia ti prometto che accetterò da parte mia accetterò ogni decisione presa dalla maggioranza.
    Federico – Per me…ben venga una totale divisione di gioie e dolori!
    Tomas – Io sono d’accordo!
    Anna – Ora bisognerà sentire gli altri.
    Margareth – Cory è la sola che potrebbe avanzare qualche obiezione…innamorata com’è di Abramo!
    Federico – Se partiamo dal presupposto che tra noi non ci dovranno essere amori in esclusiva, anche lei dovrà adeguarsi. Altrimenti peggio per lei!
    Tomas – Sento che qualcosa non funzionerà!
    Anna – Sta arrivando qualcuno. 
    Margareth – Adesso li sentiremo!
    
Abramo e Cory, seguiti da Linda, arrivano e vanno a sedersi al tavolo. 
    
    Singer – Mattinieri, a quanto vedo!
    Cory (ad Abramo) – Mi sa tanto che stavano preparando una congiura di palazzo.
    Federico – Stavamo studiando come prevenirle in futuro.
    Singer  ̶  una soluzione ci sarà!
     
Il gen. Parker appare sull'uscio dal quale prima era uscita Margareth. E' molto agitato.
    
    Parker (a voce alta) – Chi ha rubato il mio frustino?
    Singer – L’ho sequestrato io, Generale...in quanto simbolo di potere e di forza nelle sue mani susciterebbe ilarità! 
    Anna – Lo ha fatto per emarginarlo?
    Tomas – Sarà dei nostri…in tutto e per tutto.
    Parker (guardandosi intorno) – E' mio e lo rivoglio!
    Cory – Dobbiamo darci un capo…e sarà quel capo, Parker, da oggi in poi, il tenutario del frustino.
    Federico – Qui non ci sarà un trono sul quale salire!
    Cory – Senza un capo...andando avanti alla cieca, non arriveremo da nessuna parte.
    Parker (Rincasando) – Approfittare così di un pensionato non si addice a gente perbene. Io vado a cercare il mio frustino!
    Federico – Con la scusa del frustino, spero che non si voglia qui ricominciare con le vecchie storie dei padroni e dei servi.
    Tomas – Federico ha ragione.
    Linda – Ed è anche bene chiarire che da queste parti nessuno comanderà col frustino in mano!
    Anna – Decideremo sempre insieme…sul da farsi.
    Cory – Dovrà essere sempre il più esperto a dettare legge! E con il dovuto rispetto e senza offesa...cosa potresti consigliare tu, Federico: capace solo di fare il muratore? Oppure tu, Anna: sicuramente brava nel fare il pane ma senza alcuna esperienza nell’arte del comando?
    Singer – Per non dire di Giovanni e Marta…due contadini sempliciotti, privi di nozionistica in generale, e senza neanche l’esperienza del vissuto in un grande centro urbano!
    Anna – Giovanni mi ha detto che stava per diventare prete, quindi ha studiato almeno quanto te.
    Singer – Non basta per prendere decisioni riguardanti il nostro futuro. Per questo ci vuole gente esperta come me…o come il generale Parker prima che diventasse quel rimbambito che tutti noi abbiamo qui avuto modo di vedere!
    Anna – E Tomas?
    Cory – Già…Tomas! Ma cosa vuoi che ne sappia Tomas di come si comandano gli uomini: se finora ha soltanto cercato di scoprire dove nasce e dove muore il vento? Il solo esperto è Abbramo…col suo glorioso passato di banchiere ha conosciuto i politici più potenti della Terra, i più ricchi capitalisti, i più scaltri e spericolati speculatori…capaci nel volgere di una stagione di moltiplicare per mille il denaro investito! Di questi colossi Abramo capiva fin dalle prime battute il loro grado di tirchieria e dove poteva arrivare la loro sete di potere. Perciò è lui che ha tutti i numeri per guidare questo gruppo!
    Anna – Le vecchie conoscenze e le vecchie capacità di Abramo, io spero siano rimaste sepolte sotto le macerie! E se per disgrazia qualcuno intendesse riproporle…che Dio lo fulmini!
    Linda – L’uomo del futuro dovrà essere diverso…e dovrà amare gli altri almeno quanto ama se stesso! Diversamente, noi donne, non metter al mondo i figli suoi.
    Margareth – Io mi associo!
    Tomas  ̶  Personalmente voglio il discorso non m’interessa e quindi voglio essere tagliato fuori da questa discussione!
    Cory – Se voi donne credete di poter partorire figli che da grandi vivranno in perfetta armonia con gli altri, siete delle illuse: il carattere degli uomini non sarà mai programmabile! Perciò…e se questa nostra storia avrà un seguito, in quanto future mamme metterete comunque al mondo tanti bei bambini che da adulti, si trasformeranno fatalmente in buoni e cattivi, servi e padroni, guardie e ladri. Tutti pronti a sbranarsi come bestie feroci.
    Linda – Vero…ma solo se avranno dei cattivi maestri come in passato!
    Federico – Come per esempio il signor Singer...che non sa ancora quante possibilità di sopravvivenza abbiamo e già pensa al posto di comando per se e per i suoi futuri discendenti, i quali…chissà perché, da grandi poi lo pretenderanno come diritto ereditario.
    Linda – Questo Cory lo sa, e ci sta provando…
    Margareth – …incurante del fatto che i suoi futuri figli potrebbero spaccarle il cuore per eccessiva avidità.
    Federico – Con un capo o senza, il sottoscritto Federico Milo, a cominciare da oggi non si farà comandare da nessuno!
    Anna – Io, fino a poco tempo fa, ho sfornato pane per un datore di lavoro che oltre a trattarmi da serva e sottopagarmi, voleva essere chiamato padrone. Medesima sorte più o meno per i miei parenti, dalla settima generazione in avanti. Tutti sfruttati e schiavizzati da un’intera dinastia di approfittatori, i cui membri…e qui sta lo schifo più assoluto, furono loro compagni di crescita fin dalla tenera età…essendo nati nello stesso vicolo. Ora (alzandosi) vado a preparare la colazione per ognuno di voi, ma prima voglio dire che per quanto concerne il discorso del capo, Federico ha ragione. E che se ciò accadesse anch’io mi asterrei dal mettere al mondi figli…finché non ci si accorda per un futuro fatto di uomini alla pari, e che si guardano negli occhi (uscendo) senza voglie di sopraffazione!
    Linda – Giusto! Niente figli…piuttosto che partorire mostri.
    Margareth – Per esserne certi noi donne dovremmo evitare ogni rapporto fisico con i signori uomini qui presenti: almeno fino a quando non ci saremo accordati senza litigare.
    Linda – E' un’idea da prendere in considerazione!
    Cory – Vorrà dire che i figli li faremo noi due: Abramo ed io. Sappiamo come si fanno e non saremo certamente inferiore ad Adamo ed Eva nel ripopolare il Pianeta…in fondo Eva ne ha avuti soltanto due…e per di più maschi!
    Margareth – Sarai la madre di un nuovo Caino che sfrutterà ogni appiglio per sottomettere un sempre più debole Abele.
    Cory – E' il fatale destino dei più cedevoli. Perciò se dal mio grembo nascerà qualche figlio senza spina dorsale sarà peggio per lui…vorrà dire che verrà sfruttato dai fratelli più forti.
    Federico – In tal caso i tuoi figli ricalcherebbero le orme dell'umanità appena distrutta.
    Cory – La vita deve pur continuare.
    Linda – Questa non è più una buona ragione…dopo quanto è successo! 
    Tomas – Per non offendere la creatività del Padreterno…sul  
fatto che la vita vada perpetuata Margareth ha ragione…io non condivido il resto. 
    Federico – Se vogliamo ricostruire un mondo migliore non dobbiamo tener conto dei vecchi modelli comportamentali: i risultati delle vecchie regole sono sotto gli occhi di tutti! 
    Singer – La colpa di quanto è accaduto non va data alle vecchie regole, ma ad un manipolo di ufficiali ubriachi.
    Tomas – Non esattamente, Abramo! E' stata colpa di una donna americana che s’è data a uno straniero…o se preferisci: uno straniero che è si è permesso di corteggiare una donna americana! Va data alla Russia che ha mandato in giro uomini che per distinguersi si sono fatti chiamare Sovietici! Va data a noi che volevamo essere degli invincibili americani! Va data a tutti gli uomini della Terra che hanno tracciato confini per circoscrivere inutili proprietà! Va data a tutti quanti noi… per aver detto (indicando Cory) questa è la mia donna e guai a chi la tocca…oppure (indicando l'area intorno) questa è la mia terra e guai a chi ci mette i piedi sopra! Perciò…anche se ha poca importanza perché il danno è già stato fatto e non si può tornare indietro, io qui vi dico che ognuno di noi nell’accaduto ci ha messo del suo!
    Anna – Io ci messo solo farina.
    Federico – Io invece ho versato sudore e sangue.
    Singer – Io invece ho raccolto soldi...e allora?
    Linda – Nessun colpevole e quindi tutti colpevoli! Resta solo da vedere se ora noi vogliamo ricominciare un nuovo modo di vivere. Cioè: ricominciare una nuova vita fondata sull’amore e sul vero significato della comunità! Evitando ovviamente l’uso della forza nel difendere ciò che riterremo nostro…e che già nell’antico progetto dell’Onnipotente apparteneva all’intera umanità.
    Singer (ironico) – Così nel futuro dei nostri figli niente più religioni con santi e protettori! Niente più eserciti! Niente più nazioni! Niente più lingue differenti l’una dall’altra! Niente  più proprietà per le quali lottare o diritti acquisiti da difendere. Dopo di che la Terra avrà come capitale una immensa città chiamata Utopia…e vissero felici e contenti!
    Tomas – Perché no?
    Singer – Perché la vita degli uomini…anche se a volte discutibile per le ambizioni o le necessità di alcuni, diventerà sempre un gioco al massacro dove vincerà il più forte…fino alla fine dei giorni!
    Federico – Con queste premesse, sarà meglio trovare un accordo adesso: prima che la corsa al massacro ricominci partendo da qui. 
    Singer – Non dipende da me, proponete cose concrete ed io sarò con voi. Anzi, per dimostrarvi la mia buona volontà ritiro la candidatura a Capo.
    Cory – Abramo, cosa ti salta in mente?
    Singer – Non ti preoccupare, Margareth! Voglio solo poter dire un giorno, a Tomas, che aveva torto.
    Tomas – Se tutti accetterete le mie proposte quel giorno non arriverà mai…e l’uomo avrà vinto la sua battaglia più bella.
    Singer – A quale prezzo?
    Tomas – Primo: Niente capi riconosciuti ma persone sagge in grado di consigliare al meglio.
    Federico – Secondo: Lavoreremo tutti e senza distinzioni di classi!
    Linda – Terzo: Tutto ciò che troveremo, o che inventeremo, apparterrà al gruppo!
    Tomas – Quarto: Siamo in dieci e vivremo secondo il vecchio detto “Tutti per uno e uno per tutti!”.
    Singer – Gli assenti come la pensano?
    Linda – Si adegueranno…ne sono certa.
    Singer – E se trovassimo altre persone vive?
    Margareth – Faranno parte del nostro gruppo solo accettando queste regole.
    Cory – C'è da stabilire il ruolo delle donne e degli uomini in merito ai loro più intimi rapporti.
    Federico – Non saranno ammessi legami a senso unico, quindi nessuna donna avrà un uomo tutto per se e viceversa.
    Singer – Mi sbaglio o state proponendo l’amore di gruppo?
    Tomas – No… il libero amore come in natura!
    Federico – Ovviamente questo significa che ogni palesata richiesta in tal senso va esaudita tanto dalle donne che dagli uomini…o rimandata per validi motivi. Ma mai rifiutata per questioni di simpatia o meno.
    Cory – Una proposta, la vostra, che non può piacere alle donne con un pizzico di sentimento.
    Tomas – E' presto detto! Quante di voi (rivolto alle donne) condividono?

Alzano la mano tutte tranne Cory, che non e d’accordo e lo dice apertamente.
   
    Cory – Ma, sapete cosa significa questo? Tu lo sai, Linda?
    Linda – Lo so perfettamente!
    Cory – E lo accetti senza riserve?
    Linda – Forse così eviterò di trasformarmi in una moglie senza diritti e con tanti doveri…ad uso e consumo di un marito che ti considera un corpo senz’anima.
    Cory – Le donne occidentali non hanno mai indossato il burka...tu devi essere impazzita! 
    Linda – Mai quanto la donna obbligata a concedersi solo per contratto, inteso come matrimonio, e che rischia l’osso del collo quando questo contratto lo sfida scappando con un altro uomo che le piace che la desidera: come è successo a Diana Kerr! Io invece voglio abituarmi ad amare gli uomini senza dar peso al loro aspetto fisico…perché gli uomini sono come Abramo, come Federico, come Giovanni, come Tomas…
    Cory (sfottente) – e come il Generale.
    Linda – Anche come il Generale…perché no?
    Cory – Perché è vecchio e tu sei giovane…ecco perché!
    Federico – Da oggi in avanti non dovrà più essere il numero degli anni a determinare la durata della nostra sessualità: questo è compito della natura e non del falso moralismo dei nostri padri e delle nostre madri. Al riguardo dovresti ricordare quanto narrò lo scrittore italiano Brancati nel libro “Il bell'Antonio”.
    Cory – Stando a quello che avete in testa, io dovrei lasciarmi amare da quel contadino con le mani callose, cedendo in cambio il mio Abramo alla moglie?
    Margareth – Certi paragoni servono soltanto ad avvelenare gli animi.
    Cory – Tu non parlare….a te Parker non è piaciuto!
    Margareth – E' il “per sempre” che mi ha fatto paura…e non l’una tantum!
    Cory – Una società concepita con i vostri principi non fa per me…mi priverebbe della facoltà di scelta!
    Tomas – Tu invece preferisci togliere agli altri la possibilità di sceglierti, ben sapendo che nessuno si rifiuterebbe…se fosse scelto da te.
    Cory – Pensatela come vi pare…io non ci sto!
    Margareth – Nessuno ti trattiene.
    Cory – Allora Abramo ed io ce ne andremo per i fatti nostri!
    Federico – Abramo deciderà da solo.
    Cory – Lui ha già deciso, (ad Abramo) vero Amore…o vuoi che mi tocchino tutti?
    Singer – Stai serena…io non appartengo alla categoria dei cornuto contenti!. Perciò verrò con te.
    Cory – Avete visto? Questo è parlare da uomo!
    Margareth – E pensare che i Lapponi cedevano volentieri le loro mogli agli ospiti, considerando un eventuale rifiuto come un’offesa.
    Singer – Io sono americano!
    Tomas – L’America non esiste più.
    Margareth – Noi vorremmo ripartire da zero nel miglior modo possibile, evitando l’uso della clava.
    Cory – State proponendo una volgare promiscuità…peggio delle bestie!
    Linda – Sarà pacifica convivenza tra uomini e donne.
    Singer – Anche se da maschio la cosa a me potrebbe star bene, io dico che la vostra nuova società, basata sulla totale libertà sessuale, nasconde molti mali. Per il semplice fatto che senza i loro stimoli gli uomini si lasceranno andare, e le donne senza veli perderanno il loro misterioso fascino.
    Margareth – Ma quali oscuri mali dovrebbero nascondersi dietro un’assoluta liberta? E quando parli di veli, alludi sorse a ciò che nasconde il mio seno (toccandolo con due mani)? Ecco…(sbottonandosi e mostrandolo) in questo momento ha voglia di respirare! Guardalo…cos’ha di tanto segreto per cui io debba tenerlo nascosto? Linda, mostra anche il tuo...di seno!
    Cory – Stupide. Così facendo togliete agli uomini quella curiosità che lo spinge a conquistarci ad ogni costo!
    Federico – A me va bene così, specialmente se parliamo di costi!
    Margareth – In fondo, noi dagli uomini vogliamo essere amate senza regole fisse né paure! E questo non è certamente un peccato.  Linda – Hai detto bene. Se a noi piace, andremo a seno nudo senza dare scandalo e senza paura del confronto. E tu, Cory, mostralo a tutti come adesso faccio anch’io! (si scopre).
    Margareth – Certo! Fai vedere anche tu ai signori uomini da dove hanno succhiato la vita.
    Tomas (a Cory) – Cory, guarda quanto è bella Margaret. Dai…fatti vedere anche tu!
    Cory – Io non sono una svergognata.
    Margareth – Perché fingere di non avere un corpo quando questo c’è e si vede?
    Linda (a Cory) – Fai come noi, se vuoi essere amata per quella che veramente sei.
    Cory – Non lo farò mai!
    Federico (a Linda) – Forse il suo seno è finto.
    Linda – E come farà ad allattare i figli?
    Margareth (scherzosa) – Con il latte in polvere!
    Cory – Abramo, andiamocene via.
    Tomas – Il latte in polvere non esiste più e quindi, se ha detto che farà meglio di Eva, il seno ce l’ha. E' il timore di mostrarlo senza veli a noi uomini che la rende così.
    Cory (alzandosi) – Vieni, Abramo…non ho più stomaco per sentire altre oscenità.
    Abramo (si alza) – Sì, andiamo! Ci penseranno i nostri figli a ridare vita alla Terra. (prima di uscire con Cory, rivolto agli astanti) E se i nostri pronipoti vorranno rifondare gli Stati Uniti D’America e l’Unione Sovietica sarà una loro libera scelta!
    Linda (ricoprendosi e gridandogli dietro) – Ritornerete! Il vostro agire li renderà imperfetti!
    Federico – I vostri figli si rivolteranno contro di voi!
    Voce di Cory – Pensate ai vostri…piuttosto!
    Margareth (ricoprendosi) – Non hanno capito niente.
    Tomas – Se ne pentiranno.
    Linda – E' il male che segue il suo corso.
    Federico – Io penso che sia paura…la paura del nuovo e di non farcela!

Arriva Anna con un vassoio pieno di cibo, e va a sedersi al tavolo con gli altri. Entrano anche Marta e Giovanni.
    
    Anna – Io, anche se non ho sentito tutto sono d’accordo con voi: secondo me dovrebbe funzionare meglio di prima.
    Marta – Anch’io e Giovanni abbiamo ascoltato le vostre proposte…e ci proveremo perché non vogliamo restare soli.
    Tomas (indicando l’albero) – Guardate…sta fiorendo!
    Margareth – Che fiori sono?
    Giovanni – Fiori di arancio.
    Marta (pensierosa) – Già...fiori d’arancio: gli stessi che prima stavano a significare la felicità o la dannazione. 

Arriva Parker e si siede. Subito dopo, Federico con un braccio cinge la vita a Margareth e la trascina ridendo in cascina.
    
    Parker – Io sono ancora alla ricerca del mio frustino.
    Tomas – Tranquillo, Generale, prima o poi lo troverà!
    Linda – Ma non le servirà più di tanto.
    Parker (guardando tutti con diffidenza) – Lo so…e so anche che per soddisfare la giovanissima età di Margareth servirebbe ben altro.
    Anna – Stia calmo, Generale, e si prepari piuttosto a delle novità interessanti perché se ne avrà voglia e lo sosterranno le forze ce ne sarà anche per lei.
    Marta – Ci vorremo bene e saremo tutti felici…con la Terra che sarà di nuovo fertile e ci sommergerà di frutti!
    Parker – Che fine hanno fatto Abramo e Cory?  
    Tomas – Sono andati a vivere per conto proprio: alcune nostre idee li hanno scandalizzati. 
   Parker – Io rivoglio il mio frustino. Un Generale vale meno di niente senza il simbolo del comando!
    Anna – Lei non è più un Generale!
    Parker (rivolto ad Anna) – E chi mi avrebbe degradato, s’è lecito…lei? Allora è lei che mi ha rubato il frustino? 
    Anna – Io del suo frustino e dei suoi gradi non so niente!
    Linda – Siamo stati noi tutti, Parker! Ormai non abbiamo più nulla da difendere e niente da conquistare. Perciò il ruolo di Generale è stato abolito.
    Parker – Voi state sognando ad occhi aperti perché non sapete ancora cosa vi aspetta!
    Giovanni – Può essere più chiaro?
    Parker – Certo! Senza Eserciti e senza Generali, sapete dirmi chi difenderà i vostri figli dai figli di Abramo e Cory?
    Anna – Quei due torneranno da noi e vivremo come fratelli.
    Parker – Scordatevelo! E se ciò accadesse, in un lontano futuro, verranno nottetempo per derubarvi!
    Tomas – Noi terremo ben nascosta ogni cosa.
    Parker – Allora per depredarvi useranno la forza…e voi per porre fine alle loro razzie mi ridarete il frustino!
    Giovanni – La sua epoca è finita, Parker. Con lei si chiude un ciclo…l’ultimo traguardo degli uomini in divisa parla di morte e distruzione. Ed è là fuori…a pochissima distanza da qui.
    Linda – E noi siamo i resti delle vostre stupide guerre.
    Parker – Della vostra collettiva follia, mia cara. La colpa è della vostra malsana voglia di possedere tutto e subito…senza badare al merito!
    Marta – Io non ho mai avuto niente.
    Giovanni – Nessuno di noi ha mai avuto più del necessario.
    Parker – Lo avete desiderato! E ciò basta a collocarvi sullo stesso piano degli altri…anche se per fortuna non vi siete trovati al posto sbagliato nel momento giusto.
    Anna – Ora però i nostri desideri sono rimasti sepolti per sempre, sotto le vostre macerie.
    Tomas – E poi perché dovremmo farci la guerra…quando si può tranquillamente vivere in pace?
    Parker – Tomas, tu sei sempre stato un convinto assertore della multirazzialità e della fratellanza tra i popoli, e come tutti gli studiosi di problematiche sociali continui a camminare con la testa fra le nuvole. Attendista come questi ultimi…quando si trattava di stroncare sul nascere tutti quei piccoli screzi che col tempo diventarono perniciosi bubboni per l’umanità intera…mi riferisco a quelle piccole azioni di forza che avrebbero evitato guerre assai più sanguinose. Esattamente come allora, tu oggi punti tutto sulla maturazione dell’uomo…senza accorgerti che certe questioni vanno affrontate subito e con la violenza: prima che la storia si ripeti nel caso in cui voi tutti riusciste a ripopolare la Terra. Io sono ormai vecchio e la lotta per la vita potrebbe anche non riguardarmi più, ma se dalle attuali macerie vuoi davvero che nasca un mondo migliore, devi rimediare subito al madornale sbaglio che avete commesso tutti quanti voi, qualche minuto fa.
    Linda – Di quale errore sta parlando?
    Parker – Abramo e Cory…non dovevate lasciarli liberi di andare.
    Giovanni – Dovevamo forse trattenerli con le maniere forti?
    Parker – A mali estremi, estremi rimedi! 
    Tomas – Non è con l’uso della forza ma con l’amore, che noi costruiremo il nuovo mondo.
    Parker (rivolto a tutti) – Sappiate che per la realizzazione del vostro sogno, Cory e Singer costituiscono un pericolo vivente! E non scherzo se dico che, con la forza, faranno man bassa dei vostri beni. Senza chi vi difende…i loro figli violenteranno le vostre figlie le condurranno schiave nelle loro case. E poi, col tempo, sarete tutti alla loro mercé. Mentre tu, professore sognatore, dovrai ancora una volta ammettere di esserti illuso.
    Linda – Saremo più numerosi di loro e temeranno la nostra reazione. 
    Parker – Abbasso i Generali…se è questo che avete deciso!  Ma state all’erta: difendetevi dalla sete di potere di Abramo Singer…e dall’aggressività di Cory!
    Anna – L’amore sarà più forte dell’odio.
    Tomas – Non c’era bisogno di trattenere quei due. Abbiamo preferito che andassero per la loro strada e non ci saranno ripensamenti.
    Giovanni (uscendo) – E' giusto così!
    Linda – Sono pienamente d’accordo.
    Anna (seguendo Giovanni) – Non potranno farci alcun male se resteremo sempre uniti!
    Tomas – Saremo in tanti…i numeri saranno dalla nostra parte e la nostra compattezza li spaventerà.
    Parker – E' la determinazione che conta, non i numeri: se fosse stato così, non avremmo avuto interi popoli governati da feroci dittatori, o da classi politiche il più delle volte incapaci e prive di scrupoli!
    Linda – Potrebbero anche non avere figli.
    Parker – L’erba cattiva non muore mai…e comunque la gramigna va sempre estirpata!
    Tomas – Noi non potremmo vivere di amore con le mani sporche di sangue.
    Parker – Vi pentirete di questo vostro gesto. e quando ve ne renderete conto sarà troppo tardi.
    Tomas – Noi non uccideremo nessuno.
    Parker – Questa scelta sarà la vostra rovina.

Con vino e bicchieri arrivano Giovanni e Marta. 

    Giovanni – Guardate cosa ho trovato. Forza…brindiamo a quello che sarà il nostro nuovo mondo!
    Linda – Avete trovato anche da bere?
    Marta – C’è una dispensa con ogni ben di Dio!
    Margareth – Sì, mi piace...ricominciamo da zero!
    
Arrivano Federico e Margareth tenendosi per mano.
   
 Parker (alzandosi) – Vedo, miss Margareth, che ha trovato pane per i suoi denti.
    Margareth – Niente di personale, Generale Parker…e con le nuove regole, se vuole, posso anche dimostrarglielo.
    Parker (rientrando in casa) – Io mi ritiro. Non ho più voglia di sentire scemenze!
    Federico – Poveraccio…adesso mi fa quasi pena.
    Tomas (cambiando discorso) – Beviamo al nostro futuro!

Tutti in piedi e col bicchiere in mano.

    Giovanni – Alla Terra…che sia generosa come prima!
    Marta – Alla vita!
    Federico – All’amore libero!
    Tomas –Alla fratellanza!
    Anna – Alla pace!

Si risiedono, mentre Parker urla all’interno della casa.
    
    Voce di Parker – Rivoglio il mio frustino! Io a Dunkerque ho solo fatto il mio dovere! Ed anche adesso, con qualche anno di meno…stupidi sognatori…
    Federico – E' pazzo.
    Giovanni – No, non è pazzo!
    Linda – E neanche tanto vecchio.
    Anna (alzandosi e andando in casa) – Vado a calmarlo…e a dimostrargli che può partecipare: se ne ha le forze.
    Tomas – Anna è una donna eccezionale.
    Linda – La prossima volta toccherà a me.
    Margareth – Io non mi tirerò indietro.
    Marta – Di cosa state parlando?
    Linda – Di condivisioni totali e senza riserve…su tutto. 
    Margareth – Sentimenti compresi.
    Federico (guardando Marta) – Una per tutti e tutti per una…anima e corpo!    
    Marta – Ho capito!

Attimo di silenzio, con gli occhi di tutti puntati sul geloso Giovanni che prima di esprimersi osserva la moglie Marta, tambureggiando ripetutamente con le dita sul tavolo.
    
    Giovanni – Mia moglie si comporterà come tutte le altre. Io mi adeguerò.
    Anna (affacciata alla finestra) – Correte…il Generale è morto!

Accorrono tutti  e si chiude il sipario


                                        TERZO  ATTO


Personaggi:

Federico Milo – deputato
Annarita Giordano – moglie di un detenuto
Tommasino Cavalli – portaborse di Milo
Linda Vidale – Segretaria delle Casalinghe
Ibraim Singer – Guerrigliero sudamericano
Margherita Altamano – amante di Milo 
Gianni Baj – costruttore edile
Marta Bassino – moglie di Milo
Corinne Mendoza – amica e compagna di lotta di Singer

Sono trascorsi diversi secoli. I nuovi personaggi, in ruoli diversi e con alcuni dei vecchi nomi italianizzati, sono i lontani discendenti di quelli visti e sentiti nel Primo e nel Secondo Atto: la discendenza non include ereditarietà mentale. 
Siamo ai giorni nostri, nell’elegante studio dell’onorevole Milo, dove il parlamentare sta sfogliando la posta mentre la moglie, seduta sul divano, lo guarda in cagnesco.
   
 Federico (sena alzare lo sguardo) – Che fine ha fatto quel perditempo di Tommasino?
    Marta (acida) – Cosa vuoi che ne sappia? Credo sia andato a comprare i giornali!
    Federico (guardando l’orologio) – A quest’ora.
    Marta – Ieri sera, per aggiornare gli appuntamenti che avevi in agenda…(con sarcasmo) slittati per certi tuoi improvvisi quanto incompresi impegni, attaccato al telefono ha lavorato fino a notte fonda!
    Federico – So bene cosa si aggiorna in questa casa...(con altrettanto sarcasmo) oltre al terzo grado per scoprire se ho l’amante. Certo è che quando il gatto manca i topi ballano!

Entra Tommasino con un fascio di giornali.

    Tommasino – Buongiorno Onorevole!
    Federico – Ci sono novità, nelle prime pagine?
    Tomasino – Sembra che tutti i Segretari dei Partiti di maggioranza non abbiano trovato l’intesa per formare i Ministri del nuovo Governo: è lite furibonda su chi dovrà gestire il Ministero del Tesoro.
    Federico – Quel ministero dovrà essere mio con qualunque coalizione: ne so tante su chiunque che ad un mio piccolo cenno il popolino alzerebbe le forche in ogni via…e questo vale per tutti.
Marta si alza e va alla finestra.

    Tommasino – E se invece fosse l’incapacità del Presidente incaricato a surriscaldare gli animi?
    Federico – No...fare il Presidente del Consiglio è solo incarico di facciata e non di competenze: le scelte spettano ai Partiti...anche se il popolino non lo sa.
    Tommasino – Lui però è proprio un incapace…sembra uscito dall’uovo di Pasqua.
    Federico – Non importa la facciata del palazzo…i veri poteri in Italia sono occulti e così resteranno.
    Tommasino – Finché dura…
    Federico (leggendo ad alta voce un giornale) – “Sessantenne s’impicca perché il Sindaco di Rivoli lo aveva dissanguato con le multe per divieto di sosta”.
    Tommasino – Aveva solo da posteggiare negli appositi spazi.
    Federico – Non farmi ridere…in una qualsiasi città d'Italia, a conti fatti, gli spazi adibiti a regolari parcheggi basterebbero sì e no per metà delle auto circolanti. Il grosso dei divieti di sosta serve ai sindaci per fare cassa…o meglio: per legalizzare la rapina.
    Tommasino – Allora…uno di meno!
    Federico (rileggendo) – “Operaio, disoccupato da tempo, si spara un colpo in testa dopo avere ucciso con la stessa arma la moglie e due bimbi…di sette e di nove anni”. 
    Tommasino – Altri quattro di meno, così il totale sale a cinque.
    Federico – Sarà stata colpa del caldo, o magari qualche banale discussione su chi vincerà il prossimo campionato di calcio.

Marta esce disgustata.
 
Federico (sottovoce) – Mi hai fatto quella commissione?
    Tommasino – Stia tranquillo…la signorina Margherita non le darà più alcun disturbo.
    Federico – I soldi, li ha presi?
    Tommasino – Eccome! Appena ha visto quel pacco di bigliettoni me lo ha strappato dalle mani e si è messa a contare.
    Federico (a denti stretti) – Troia!
    Tommasino (scandalizzato) – Onorevole?!
    Federico – Pardon…volevo dire: puttana.
    Tommasino – Dovrebbe stare un po' più attento. Lei è un uomo pubblico amato e rispettato!
    Federico – E pensare che a presentarmela è stato un anziano senatore di provate qualità morali.
  
Entra Marta alquanto precipitosa e va a rovistare nel cassetto di un mobile.

    Federico (guardandola, incuriosito e sfottente) – Cosa vai cercando…l’oro dei pirati?
    Marta – Con te in casa potrei anche trovarlo!
    Federico (a Tommasino) – Stamani butta male.
    Tommasino (guardando l’ora) – Onorevole, bisognerebbe andare alla Camera!
    Federico – Per sentire quei due pellegrini che fanno soltanto ostruzionismo?
    Tommasino – E' l’ordine del Partito!
    Federico – Il Partito sono io.
    Marta – Vorrei sapere (rovistando e sbattendo i cassetti) chi è che ficca le mani tra le mie cose!
    Federico – Si può sapere cosa vai cercando? Se me lo dici, ti posso dare una mano!
    Marta – Non sono cose tue. 
    Federico – Tommassino!
    Tommasino – Dica, Onorevole.
    Federico – Guarda che da qualche parte devo aver lasciato un foglio con delle annotazioni riguardanti le cose da dire all’imminente Congresso Nazionale. Trovalo!
    Tommasino – E' nella cartellina verde.
    Federico – Lo hai letto?
    Tommasino – Sì! 
    Federico – Che te ne pare?
    Tommasino – A me, i vari punti piacciono. Bisognerà sentire le reazioni.
    Federico – Alludi forse a quel trombone del Segretario in carica?
    Tommasino – Quello è un osso duro!
    Federico – Lo metto in minoranza quando voglio.
    Marta (al marito) – Puoi dire per favore a quella signora…di tua conoscenza, di non telefonare più né di giorno né di notte quando ha qualcosa che le prude? Se non lo fai tu, andrò io di persona a dirglielo…perché so anche dove abita!
    Tommasino (uscendo) – Scusate, io esco.
    Marta – E dille anche di non attaccarmi mai più il telefono in faccia: è un gesto che mi manda in bestia: specialmente se a farlo è una stronza!
    Federico – Contadina eri e contadina sei rimasta…prova ne sia il tuo tatuaggio.
    Marta – Io sono fiera della mia cultura contadina!
    Federico – Tu non sai essere all’altezza della condizione sociale di tuo marito, onorevole Federico Milo…cavaliere dell’Ordine del Sacro Monte, Ambasciatore di Pace delle Nazioni Unite, Presidente della Banca dei Capitalisti, Membro Onorario della Lega dei Valori Umani, futuro Ministro del Tesoro, Amministratore Unico del Centro di Ricerche per lo Sviluppo dei Popoli, Direttore Generale delle Privatizzazioni al ribasso, Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica di Andorra.
    Marta (sfottente) – Nonchè Presidente del Movimento denominato “Carità Cattolica”… nome in codice: Ca.Ca.!
    Federico – Tutti incarichi meritati.
    Marta – Manca quello più rappresentativo!
    Federico – Sarebbe?
    Marta – Mantenuto! Mantenuto per quindici anni dalla mia famiglia contadina…ma ricca!
    Federico – Ho portato lustro e notorietà ad un casato che puzzava di stalla.
    Marta – Quando ti ho conosciuto eri un lecchino. Sempre dietro quel tuo senatore bavoso che ha tentato persino di venire a letto con me…e tu che mi ci volevi mandare per amor di carriera! Un ruffiano: ecco cosa sei fra le tante altre cose!

Dopo aver bussato entra Tommasino, con un’agenda in mano.

    Tommasino – Onorevole, oltre agli appuntamenti fissati da giorni, questa mattina c’è l’udienza ai suoi elettori di riguardo. In anticamera ci sono già delle persone che aspettano di essere ricevute.
    Marta – Lei invece (ponendosi davanti a Tommasino, con l’indice puntato contro e uscendo subito dopo) può stare tranquillo…farà senz’altro la stessa carriera di mio marito!
    Federico – E che male ci sarebbe? Non è un troglodita! E in fondo è giusto così…ad ognuno la sua croce.
    Tommasino (cambiando discorso) – Onorevole, come mi devo comportare con gli ospiti: li faccio entrare?
    Federico (pensieroso) – Ah…i miei elettori! Quanti sono?
    Tommasino – Al momento solo tre: Linda Vidale, Annarita Giordano e Gianni Baj. Sono però in arrivo i sudamericani Ibraim Singer e Corinne Mendoza: per dirmi che arriveranno sulla tarda mattinata, verso mezzogiorno. Hanno telefonano circa una mezzoretta fa.
    Federico – Questi ultimi due, appena arrivano, falli passare dalla porta di servizio: non devono essere visti da nessuno. Fra cinque minuti…il tempo di sfogliare i giornali, fai passare i presenti uno alla volta.

Tommasino esce. Federico continua la sua lettura.

    Federico (legge e commenta ad alta voce) – “Sfrattato, padre di tre bimbi s’incatena davanti al Municipio di Torino e dopo essersi cosparso di benzina, si dà fuoco, tra l'indifferenza dei passanti”. Una volta ci si suicidava per cose più importanti. “Disoccupato, senza una lira in tasca, ruba tredici mandarini per gli affamati figli e…Codice alla mano, viene condannato a tredici mesi di carcere”. Bravo giudice! E' così che si deve amministrar la giustizia…un mese per ogni mandarino rubato!

Entrano Tommasino e Linda. Quest’ultima è osservata con un certo interesse dall’Onorevole.

    Federico – Finalmente una gran bella signora…in questo studio frequentato da affaristi e matusalemmi!
    Linda (porgendo il suo biglietto da visita) – La sua squisita galanteria, Onorevole, mi lusinga.
    Federico (indicandole la sedia) Si accomodi, prego...anche se non l’aspettavo e oggi ho un calendario fittissimo.
    Linda (sedendosi compostamente) – Grazie! Spero di non dare eccessivo disturbo.
    Federico – Lei, e lo sa…non mi disturberebbe neanche se lo volesse. (rivolto a Tommasino) Anche tu, Tommasino, siediti! Cosa fai lì impalato col block notes in mano?

Mentre Federico legge il biglietto da visita, Tommasino si siede.

Federico (a Linda) – Dunque, signora Linda, Segretaria Nazionale delle Casalinghe Tuttofare…a cosa è dovuta questa sua graditissima visita?
    Linda – Ecco, Onorevole…nell’ultima tornata elettorale, chiedendo i nostri voti lei disse che appena eletto si sarebbe fatto promotore di un disegno di legge avente come fine ultimo un assegno mensile, da parte dello Stato, a favore di tutte le casalinghe. Questo...aggiunse poi in seconda battuta…quale premio al continuo ed oscuro lavoro che le stesse svolgono tra le quattro mura domestiche…con non pochi benefici per l’intera collettività. Ricorda?
    Federico – Certamente!
    Linda – Ora, però, il suo mandato è quasi alla fine e di quella promessa non ne abbiamo saputo più nulla.
    Federico – Ha ragione…e le prometto che provvederò in settimana. Tommasino, prendi nota!
    Tommasino – Già fatto, Onorevole.
    Federico (con gli occhi puntati sulla generosa scollatura di Linda) – Come vede, volendo (si alza per scrutare meglio) c'è un rimedio a tutto.
    Linda – Io le credo, Onorevole…anche se la vedo (si sbottona per meglio favorire la visuale) troppo impegnato nel pensare ad altro.
    Federico – Ma cosa dice, splendida Segretaria Nazionale delle Casalinghe Tuttofare, da oggi in poi la parola d’ordine dell’onorevole Federico Milo sarà uno stipendio assicurato per queste donne: un autentico patrimonio del nostro Stato e di tutta umanità!
    Linda – Bene. Molto bene.
    Federico – Mi dica! In quante mi hanno votato nelle sua organizzazione?
    Linda – In tutto il territorio nazionale all'incirca trentamila.
    Federico – Scrivi, Tommasino, scrivi trentamila!
 Tommasino – Già fatto, Onorevole.

Seguito da Linda e da Tommasino, Federico si alza e fa il giro della scrivania. Volendola poi liquidare, prende sottobraccio la donna e lentamente l’accompagnarla alla porta.

    Federico (confidenzialmente) – E per te cosa posso fare: un bell’impiego in qualche Unità Sanitaria locale, dove faccio quel che mi pare e piace? Un posto ben retribuito e senza obblighi di lavoro alla Regione? La dirigenza di qualche Ente Pubblico? Chiedi ed io ti darò tutto quello che vuoi!
    Linda (soddisfatta) – Veramente io…
    Federico – Chiedi senza timore.
    Linda – Dirigente da qualche parte non sarebbe male.
    Federico (a Tommasino che li segue) – Scrivi, Tommasino!
    Tommasino – Già fatto, Onorevole.
    Federico (a Linda che è quasi sulla porta) – Mi raccomando però …quei trentamila voti alle prossime elezioni!
    Linda (ammiccante) – Quelli saranno sempre tuoi.
    Federico (mostrando il biglietto da visita) – Ti telefonerò a questo numero quanto prima. E mi raccomando: mantieniti sempre così!

Sparita Linda, Federico si frega le mani gongolante e torna a sedersi dietro la scrivania.

    Federico – Vedi?...in politica con una fava, oltre i trentamila piccioni, puoi anche prendere una splendida colombella in carne!
    Tommasino – Si vedeva lontano un miglio che avrebbe ceduto facilmente ad ogni sua richiesta 
    Federico (mentre risfoglia i giornali) – Lo avevo già capito. Sono donne che sacrificherebbero tutto alla carriera.
     Tommasino – L’ha fatto capire sbottonandosi la camicetta!
     Federico – Questo può capitare a dei politici come me. Tu pensa, per esempio, ad un mondo fatto di uomini e donne incorruttibili, noi non avremmo più da giocare neanche al Mercante in Fiera. (rilegge a voce alta) “Bimba concepita solo per fornire al fratellino, gravemente ammalato, parte del suo midollo spinale.”.
    Tommasino – Mamma mia! 
    Federico – Trattandosi di un maschietto lo trovo regolare! (altra lettura) “Nella città indiana di Calcutta fiorisce un terrificante mercato, dove i bambini poveri vendono i propri organi ad ammalati occidentali: si presume che entro l’anno duemila…tutti i bimbi con genitori senza reddito, dovranno vivere con un solo rene”. Alle autorità locali questo non importa. E se qualche donatore morirà sotto i ferri nel corso dell’espianto, non ci saranno inchieste…di nessun genere: tanto erano da loro considerati già deceduti per di fame.
    Tommasino – Non mi pare poi un mercato tanto terrificante: è la legge di natura…col più forte che mangia il più debole!
    Federico – L’ho sempre detto, io…tu farai molta strada in politica. Senti quest’altra, ancora dai giornali di oggi: “In Colombia, a Meddallin, hanno scoperto un traffico di occhi umani”.
    Tommasino – Come sarebbe?
    Federico – Semplicissimo! Se un uomo ricco ha bisogno di un trapianto di cornea va a Medallin, si fa rapire un ragazzo con le giuste caratteristiche, da una banda specializzata, e il gioco e fatto.
    Tommasino – Anche in questi casi si tratta di ragazzi poveri?
    Federico – Ovviamente sì! Fermo restando che da quelle parti, tranne i proprietari terrieri, i militari ed i trafficanti di droga, sono tutti poveri in canna. Ma poi quel che conta è che con i soldi lì puoi fare tutto…niente escluso.
    Tommasino – Secondo me, in Colombia noi non vivremmo male.
    Federico – Certo che no, anzi!
    Tommasino (si alza e va verso la porta) – Faccio passare il prossimo?
    Federico – Fammi entrare Giovanni!
    Tommasino (sulla porta) – Signor Baj, prego, si accomodi!
    
Baj entra e Federico gli va incontro.

    Federico – Giovanni! Quale buon vento?
    Giovanni – Onorevole!
    Federico – Ti faccio servire il caffè?
    Giovanni – No, grazie! Ho il fegato che non funziona bene.
    Federico – Siediti! Ti serve una clinica specializzata dove ti controllano alla perfezione…magari all’estero? Vuoi andartene per un bel periodo di riposo in qualche isola della Polinesia? Dimmi e non preoccuparti di nulla…anche se non ne hai bisogno, faccio segnare ogni cosa sul mio conto a spese dello Stato! (a Tommasino) Segna tutto quello che vuole il nostro amico.
    Giovanni – Ormai il mio fegato è a pezzi.
    Federico – Se ne vuoi uno nuovo di pacca hai solo da chiedere: so dove trovarlo.
    Giovanni – Non ci penso proprio.
    Federico – Allora dimmi a cosa è dovuto l’onore della tua visita!
    Giovanni – Ti ricorsi di quel progetto riguardante la costruzione di un centinaio di villette a schiera, su quel terreno demaniale…diventato mio grazie al tuo interessamento col Sindaco, classificato al catasto come particella 321?
    Federico – Sicuro! Cosa c’è che non va…hai trovato qualche intoppo?
    Giovanni – Non vogliono darmi la licenza edilizia perché nel piano regolatore quel sito è destinato ad area verde.
    Federico – Qualche bustarella, Giovanni…qualche obolo!
    Giovanni – Federico, questo lo so...ma a chi?
Federico (allargando le braccia) – Che ti succede Gianni, non sai più muoverti nella giungla della burocrazia?
    Giovanni – Non è facile…quando tutti vogliono mangiare.
    Federico – E tu falli mangiare tutti…del tuo, ovviamente!
    Giovanni – Già, cinque punti percentuali in più del canonico dieci per cento…che aggiunti alla tua richiesta occulta del trenta netto, farebbe il quaranta per cento.
    Federico – Non lamentarti sempre! A conti fatti, da questa operazione intascheresti i soldi per acquistare due palazzi di venti piani che sono in vendita all’asta...io lo so!
    Tommasino – Oppure, una massiccia quota di azioni della Stipel…tanto da entrare nel Consiglio di Amministrazione…il suo vecchio pallino per quando la privatizzeremo!
    Giovanni – Quella rende più di quanto costa…e per quanto ne so non la privatizzeranno mai.
    Federico – Con il nuovo anno e col prossimo Governo del quale io farò sicuramente parte in qualità di Ministro del Tesoro, tutte le eccellenze dello Stato verranno svendute.
    Giovanni – Parlando da italiano…ci svenderete tutti gli ori di famiglia?
    Federico – A livello governativo stiamo tentando di farlo da diversi anni…solo che non dobbiamo dare nell’occhio per non essere impiccati sulle pubbliche piazze. Ma ci riusciremo.
    Giovanni – Ci saranno nuovi Ricchi!
    Federico – Ma quando? Saremo i soliti ignoti ad acchiappare tutto per poche lire!
    Giovanni – Per non dare troppo nell’occhio, dovrà esserci obbligatoriamente una specie di azionariato pubblico…o mi sbaglio?  
    Federico – Sì ma sarà una farsa! Perciò preparati: ti dirò io, di volta in volta, a quale cordata legarti.
    Tommasino (smettendo di prendere appunti) – A proposito, signor Giovanni, il figlio dell’Onorevole si è laureato!
    Federico – Sì! Mi è costato un occhio della testa ma alla fine ce l’ha fatta con centodieci e lode...e devo ammettere che per un ciuccio non è poco.
    Giovanni – Per risparmiare qualcosa potevi farlo laureare all’estero…vendono lauree un po' ovunque!
     Federico – Infatti si è laureato in un paese del terzo mondo…non so ancora dove.
    Giovanni – E Marta come sta? Non la vedo dalla vacanza che avevi organizzato a Cortina.
    Federico – Quando è in casa rompe le palle. Per fortuna passa intere giornate alle sfilate di moda, o dall’estetista, o dalla parrucchiera!
    Giovanni – Mai quanto mia moglie…ogni volta che la vedo per strada non la saluto perché mi sembra un’altra!
    Federico – La mia si cambia d’abito quattro volte al giorno, ed ogni volta viene a chiedermi se è presentabile.
    Giovanni – Tu invece come stai?
    Federico – Diciamo che fare il deputato oggi, con gli annessi e connessi, è davvero pesante. Chi ti chiama a destra e chi a sinistra. Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Non ce la faccio più!
    Giovanni – Alle prossime elezioni, mi hanno riferito che ti ricandiderai come numero uno! E’ vero?
    Federico – Ma certo! Ormai questa e la mia maledizione e la porterò avanti fino all’ultimo respiro: il più tardi possibile, ovviamente.  
    Giovanni – Bisogna dire, però, che la paga è buona…portate a casa quarantamilioni di lire al mese, più quattromila come rimborsi elettorali.
    Federico – Questi ultimi l’intaschiamo a nostro rischio e pericolo: dopo il referendum che abrogava il finanziamento ai Partiti, costituzionalmente parlando è truffa. E la stessa cosa va detta per i Sindacati!
    Giovanni – La tua è una demotivazione passeggera, vedrai!
    Federico – Sarà forse perché sono sempre in giro per il mondo a conoscere i potenti della Terra…che poi, qui lo dico e qui lo nego: sono peggiori del mio autista.
    Tommasino (smette di prendere appunti) – Senza mettere in conto le udienze…e le lamentele a non finire!
    Federico – Devo tenermi informato su tutto! Tu li leggi i giornali?
    Giovanni – Sì, ma non vado oltre le notizie riguardanti la squadra di calcio del cuore.
    Federico – Come il grosso degli italiani. Ecco perché gli uomini di governo possono rubare a mani salve!
    Giovanni – Non mi va leggere fiumi di parole che di regola  nascondono la verità!
    Federico – Gli opinionisti sono al soldo dei più forti come i soldati di ventura di un tempo…e quindi di quali verità vai parlando?
    Giovanni – Quando perdono il senso della vergogna sono indifendibili.
    Federico – Diciamoci la verità, mio caro amico…e cioè che buona parte degli opinionisti il senso della vergogna lo perde esattamente come noi. Solo che noi non ce ne accorgiamo perché siamo i padroni…quelli che dettano legge!
    Tommasino – Alle quali, giuste o sbagliate che siano, l’uomo di strada dovrà ubbidire con le buone o con le cattive.
    Giovanni – Impari presto, tu!
     Federico – Modestamente, con un maestro come me…
    Giovanni – Io trovo che alcune penne usano inchiostri dai colori torbidi!
    Federico – Sei generoso…solo alcune? 
    Giovanni – Se ti affidi ai loro commenti non saprai mai se il male ha o non ha le corna.
    Federico – Noi tre abbiamo le corna?
    Giovanni – Non credo proprio!
    Tommasino – Ciò significa, signor Giovanni, che il male non ha le corna.
    Giovanni – Per voi è tutto facile, ma per me no! Prendiamo i Sovietici e gli Americani: a seguire i giornalisti non si capisce mai se quando bisticciano fanno sul serio o fingono.
    Federico – E' facilissimo: fingono!
    Tommasino – Giocano a chi s’intimidisce di più.
    Giovanni – E tutte quelle altre guerre in ogni parte del mondo?
    Federico – Li alimentano per favorire le industrie belliche!
    Giovanni – Cioè per vendere armi?
    Federico – Certamente!
    Giovanni – Quindi siamo destinati a vivere tutti nella paura! Io…tanto per dirne una, ogni volta che sento il rombo di un aereo a reazione mi chiedo se per caso non è un B 29 con la sua micidiale bomba atomica nella pancia.
    Tommasino – Tranquillo, signor Giovanni, la guerra atomica non ci sarà mai: nessuna superpotenza ha interesse a scatenarla.
    Federico – Significherebbe la fine di tutto…cioè la fine di ogni forma di vita sulla terra.
    Giovanni – Sapete com’è? La pazzia umana…
    Tommasino – Niente paura! Lei pensi che se una delle due superpotenze attaccasse l’altra per prima, anche a sorpresa, la capacità e la forza di reazione dell’aggredita sarebbe tale da lasciare sul campo avversario solo morte e distruzione totale. Questo lo sanno benissimo entrambe e si temono a tal punto da 
non voler correre alcun rischio. Quando si minacciano? Fanno la sceneggiata per impressionare i Paesi satelliti!
    Giovanni – Potrebbe venir fuori un Presidente pazzo!
    Federico – Per queste decisioni non basta un Presidente pazzo…devono essere d’accordo le Forze Armate. Di entrambi gli schieramenti.
    Federico – Torniamo piuttosto a noi. Cosa stavi dicendo?
    Giovanni – Che non ti vedo pimpante come tutte le altre volte.
    Tommasino – Svuotato da ogni energia, ma l’onorevole non mollerà mai!
    Federico – Sono i troppi impegni per i favori promessi, a rendermi stanco.
    Giovanni – Promettine di meno!
    Tommasino – Per noi significherebbe rinunciare a delle sostanziose entrate.
    Federico – Ecco la verità! A proposito, Tommasino, dammi il numero di quell’Assessore che ha in carico la pratica di Giovanni.
    Tommasino (dall’agenda) – Le do quello di casa perché in ufficio questa mattina non andava. 579494 oppure quello della casa in montagna: 67599462.

L'Onorevole compone il numero e parla al telefono.

    Federico – Pronto! Illustrissimo Assessore, sono Federico Milo. Come stai? (breve pausa) Ho qui nel mio studio quel nostro amico Giovanni Baj…ti ricordi? (lunga pausa) Lo so che siete in tanti a dividere però qualche cosina si può limare! (breve pausa) Perfetto…sul valore catastale di ciò che si andrà a costruire? (breve pausa) Non ti preoccupare, ci penso io! (tappa con la mano il ricevitore e fa segno a Giovanni con le dita) Ha detto il quattro in più.
    Giovanni – Sono tanti ma va bene lo stesso. Digli che pagherò con le stesse modalità di sempre: tramite Tommasino.
    Federico (riprende la telefonata) – Allora siamo d’accordo, caro, ci vediamo appena vengo da quelle parti. Ora ti devo salutare perché sono molto impegnato. Salutami il Sindaco, ciao! (riattacca).
    Gianni – Allora?
    Federico – Alla prossima seduta del Consiglio Comunale la delibera passerà.
    Gianni – Finalmente!
    Tommasino – Ed io? 
    Gianni – Per te ci sarà quell’uno per cento che il tuo datore di lavoro mi ha fatto risparmiare.
    Federico – Generoso come sempre il nostro Gianni Baj! Vero Tommasino?
    Tommasino – Fare il portamazzette per lui è grande piacere.
    Gianni (guardando l’ora e alzandosi) – Ora vi devo lasciare! (a Federico, dandogli la mano) Noi due ci vedremo al Circolo Costruttori per il cenone di martedì prossimo! E ti prego di non mancare…alcuni miei amici vogliono conoscerti.
    Federico – Ci sarò. (rivolto a Tommasino) Tommasino, accompagna il nostro amico.

L’interpellato accompagna Giovanni alla porta. Dopo averla chiusa, torna indietro fregandosi le mani più che soddisfatto.
    
    Tommasino – Bel colpo, Onorevole.
    Federico – Calma…Giovanni Baj è uno degli uomini più ricchi del mondo e non ne ha mai abbastanza.
    Tommasino – Una malattia comune ai grandi ricchi.
    Federico – Chi viene adesso?
    Tommasino – Ci sarebbe Annarita Giordano. E' da giorni che chiede udienza!
    Federico – Che tipo è?
    Tommasino – Direi sul passabile secco.
    Federico – Vedrò di liquidarla in fretta! Falla entrare.
    Tommasino (chiamandola) – Signora Giordano, prego!
    Annarita (indossa una tuta sportiva) – Permesso?
    Federico – Venga, venga avanti e si segga.
    Annarita (accomodandosi) – Grazie!
    Federico (guardandola) – Non mi pare di conoscerla o mi sbaglio?
    Annarita – Non mi conosce, signor Deputato!
    Federico – Rappresenta qualche gruppo sportivo?
    Annarita – No, signore!
    Federico – Qualche Associazione?
    Annarita – No, signore!
    Federico – Qualche categoria di lavoratrici?
    Annarita – No!
    Federico – Ma allora lei chi è? E cosa avremmo mai da spartire, noi due?
    Annarita – Sono Annarita Giordano, Onorevole! Una donna semplice e disperata.
    Federico – E viene da me?! Se avessi un rimedio contro la disperazione, guadagnerei tanti soldi e non sarei costretto a fare il deputato sempre pronto a sentire le lamentele della gente! Ma visto che ormai è qui, mi dica in cosa posso esserle utile: tenuto conto che con i poteri che ho non posso aiutare neanche me stesso!
    Annarita – Ecco, esattamente un anno fa hanno arrestato mio marito.
    Federico – Per spaccio di droga?
    Annarita – Oh no, l’ha sempre odiata! L’hanno arrestato per sospetta complicità in una rapina.
    Federico (disgustato) – Posso sapere chi l’ha mandata da me…o si è presentata di sua iniziativa?
    Annarita – E' stato il Sindaco del mio paese. Mi ha detto che lei è l’unico in Parlamento che si batte per i diritti umani!
    Federico – Tommasino, poi fatti lasciare dalla signora nome e cognome di questo zelante servitore del Popolo (lascilando intendere ritorsioni)...per ricordarlo nelle nostre preghiere!
    Tommasino – Già fatto, Onorevole.
    Federico (alzandosi e rivolgendosi a Tommasino, prima di uscire) – Io devo assentarmi per delle inderogabili esigenze personali. Vedi cosa possiamo fare per suo marito!
    Annarita – Veramente io sono venuta per me…mio marito, nonostante le testimonianze inattaccabili ed un alibi a prova di bomba, volevano farlo marcire in galera.
    Tommasino – Signora, la rapina è un reato gravissimo.
    Annarita – Mio marito era innocente!
    Tommasino – Perché ha detto “era”?
    Annarita – Perché è morto prima del processo. Si è buttato dal quarto piano.
    Tommasino – Poteva almeno aspettare la sentenza!
    Annarita – Non ce l’ha fatta! In preda ad una crisi depressiva, ha messo in atto ciò che più volte aveva minacciato di fare quale ultima protesta all’ingiustizia di cui si riteneva vittima.
    Tommasino – Beh, me lo lasci dire…con una moglie bella come lei avrebbe dovuto attendere con pazienza e consolarsi all’idea di poterla riamare alla sua scarcerazione. Se non lo ha fatto è perché non l’amava abbastanza. Perciò si dia da fare e pensi alla vita che ha davanti! Adesso mi dica come passo aiutarla.
    Annarita (tira fuori alcuni fogli dalla borsetta) – Guardi lei…mi hanno sequestrato i mobili di casa! Dicono che devo pagare le spese di giustizia e del mantenimento in carcere. Ci hanno messo pure le spese del funerale.
    Tommasino (leggendo) – La Legge è dura! Ma d’altro canto guai se non ci fosse.
    Annarita – Io non so come pagare…non ho i mezzi.
    Tommasino – Non si butti giù in questo modo! Lei è ancora giovane e piacente (occhiata sfacciatamente morbosa) e quindi l’aiuterò personalmente.
    Annarita (che ha capito e sa di non poter risolvere in altro modo il suo problema) – Grazie. Mi dica solo cosa posso fare per ringraziarla e sarà fatto!
    Tommasino (conservando i fogli nella sua cartella) – Il suo indirizzo è quello segnato sull’ordinanza di pignoramento?
    Annarita – Sì.
    Tommasino – Ha bambini?
    Annarita – No.
    Tommasino – In certe circostanza, lei lo saprà benissimo, i bambini diventano un impedimento…non so se mi spiego.
    Annarita – Alla perfezione!
    Tommasino (sfogliando l’agenda) – Avrei un buco domani sera, dopo cena, verso le ore ventidue. Ti va bene se vengo a vedere tutto quello che hanno pignorato? 
    Annarita – Ormai…per quello che vale la virtù!…
    Tommasino (accompagnandola alla porta e salutandola) – Vedrai che insieme, se farai come dico io, troveremo una soluzione a tutti i tuoi problemi.

Entrano, sorridenti, Marta e Margherita. Vanno a sedersi sul divano.

    Marta – Sono enormemente felice di averti rivista! Quanti anni sono passati?
    Margherita – Dal liceo! Sono passati quasi trent’anni….e sembra ieri.
    Marta – E quel ragazzo che ti faceva la corte…quel biondino che se la tirava alla grande?
    Margherita – Acqua passata. Era troppo stupido e otre tutto un pericoloso mamma-dipendente.
    Marta – Vi ritenevamo tutti quanti una coppia destinata ad un radioso avvenire: bellissimi entrambi e lui…in aggiunta, ricchissimo di famiglia.
    Margherita – I genitori continuarono a dirgli che io non ero una donna adatta alla sua condizione sociale.
    Marta – E lui si fece influenzare tanto da lasciarti?
    Margherita – A furia di battere il chiodo, da bamboccione qual’era alla fine li ascoltò…sposandosi poi con una racchiona più brutta dei debiti.
    Marta – Peccato! Eravate davvero una bella coppia.
    Margherita – Era soggiogato dal loro volere. La madre, con la sua malferma salute, lo ricattava di continuo: accusandolo di volerla far morire di crepacuore per il semplice fatto che mi frequentava.
    Marta – Io invece penso che il loro rifiuto nei tuoi confronti era dovuto alle tue origini meridionali: in quella famiglia sono sempre stati razzisti…e non ne facevano mistero.
    Margherita – Ne dubito. Se fossi stata ricca e nobile me lo avrebbero servito sopra un piatto d’argento…anche se avessi avuto una stecca al naso ed una gamba di legno.
    Marta – E' il fascino del dio denaro che incanta il mondo.
    Margherita – Mi è servita da lezione!
    Marta – Adesso cosa fai di bello?
    Margherita – Sfrutto le mie doti naturali: piaccio molto agli uomini e ne approfitto…basta che siano ricchi sfondati.
    Marta – Ma non è dignitoso!
    Margherita – Marta, io ho buttato da un pezzo alle ortiche il significato del termine. E poi che male c’è? In fin dei conti, o per soldi o per amore è sempre divertente per noi donne finire nel letto di qualcuno!
    Marta – Non è la stessa cosa.
    Margherita – Solo le prime volte! E poi…
    Marta – …e poi un po' ci si abitua: questo te lo concedo!
    Margherita – Nessun rimpianto. Per quanto riguarda la sessualità di noi donne io sono rimasta ferma al 'Sessantotto! Ti ricordi quando partecipammo a quel corteo di femministe barbute, urlanti “Col dito…col dito…orgasmo garantito!".
    Marta – Quelle erano donne nella forma ma non nella sostanza…che si amavano tra loro! Per questo gli uomini, sfottenti e divertiti, ci gridarono dietro “Col cazzo…col cazzo…è tutto un altro andazzo!”.
    Margherita – Pura e semplice volgarità…niente di più.
    Marta – Volgarmente espressa ma di assoluto effetto, però! Te lo vedi un mondo con le donne che si amano tra di loro e con gli uomini che, per ripicca, fanno altrettanto?
    Margherita – Per noi sarebbe amore comunque…ma senza la dittatura del maschio!
    Marta – In questo caso la libertà farebbe molte più vittime della dittatura…con la razza umana votata all’auto-estinzione. Assolutamente no!
    Margherita – Mi dispiace, ma sai di antico.
    Marta – Sanno di antico anche i figli?
    Margherita – Quelli li faremmo sempre noi come abbiamo sempre fatto…col seme dei maschi comprato in provetta!
    Marta – No…è tutto da rifare!
    Margherita – Gli uomini non meritano niente…sanno solo rubare e fare la guerra!
    Marta – Sei sempre stata un po' matta.

Entrano Federico e Tommasino, assai stupiti per la presenza di Margherita. Lei non si scompone.

    Marta – Federico, ti presento Margherita Altamano…una mia vecchia compagna di liceo.
    Federico (tornato ad essere padrone di se stesso) – Piacere!
    Margherita – Io la conosco!
    Federico (allarmato) – Mi conosce?
    Margherita (giocandoci sopra) – Ma certo…la vedo sempre in televisione!
    Tommasino (intromettendosi e porgendole la mano) – Ah, già…dicevo io! Tommasino Cavalli…per servirla.
    Margherita – Il piacere è tutto mio! (rivolta a Federico) Onorevole, io devo farle un appunto.
    Federico – Di poco conto, mi auguro (con velata minaccia), e voglio sperare per il bene comune!
    Tommasino – Io, Onorevole, col permesso di tutti, vado ad aspettare i due sudamericani. (mentre si defila) Dovrebbero arrivare a momenti!   
    Margherita – Lei, Onorevole, in tivù è sempre arrabbiato, privo di affabilità e di umorismo. E come immagine secondo me ci perde.
    Federico – Cara lei, i tempi sono molto duri!
    Marta – Vedi? Mio marito da quando l’hanno eletto deputato si è calato con testa e piedi nei panni del leader.
    Margherita – E questo cosa significa?
    Federico – Con la crisi galoppante e con l’inflazione che ci spolpa la lira, significa che se mi mettessi a scherzare o a fare dell’ironia, in televisione, i telespettatori direbbero: “Beh, che ci avrà poi da ridere…quello scemo?”!
    Marta – Questo è vero: i moderni leader politici in pubblico non sanno cos’è l’ironia. Lui comunque la ignora anche in privato.
    Margherita – Possiamo quindi dire che l’umorismo è stato bandito di proposito da chi ci governa?
    Federico – Viene considerato poco serio, e non si addice a chi governa con passione.
    Marta (sfottente) – meglio la retorica…o la demagogia!
    Margherita – Eppure, il sale della democrazia dovrebbe essere l’umorismo!
    Federico – Ma di quale democrazia vogliamo parlare?
    Margherita – Della nostra!
    Marta – Illusa.
    Margherita – Perché…vuoi confessarci finalmente che siamo in regime di dittatura?    
    Federico – Sì, ma solo in un certo senso!
    Marta – E con mio marito che interpreta il ruolo del Duce.
    Federico – Quanto sei ignorante! La nostra è una dittatura moderna. Col potere diviso in tanti piccoli compartimenti stagni…dove in ognuno di essi c’è un duce che detta legge!
    Margherita – Adesso che ci penso è vero! (a Marta) Sei mai andata in una delle nostre strutture pubbliche? Su cento sportelli novanta sono chiusi perché il capufficio ha deciso così! Se ti trovi alle prese con un vigile che vuole farti la multa te la fa…e non c’è ragione al mondo che lo possa far recedere! Le tasse: dirette o indirette le devi pagare comunque…anche se non dovute! Se hai subito un torto e chiedi giustizia…cominci prima con la carta bollata, poi con gli avvocati, poi con i giudici, e poi ancora con uno di quei compartimenti stagni accennati da tuo marito…dove va a finire il tutto e dove un piccolo duce deciderà il prezzo che dovrai pagare per la tua ragione!
    Marta – E se uno ha ragione e non ha soldi?
    Federico – E che campa a fare…s’impicca!
    Margherita – Già, per vivere ci vogliono soldi. E’ vero… Onorevole?
    Federico – Sì, ma senza andarli a rubare in casa dei ladri! Non le pare?
    Margherita – Vedi, cara amica Marta, che faccio bene io a vivere alla mia maniera. In quanto agli uomini, c’è chi si droga anche in Parlamento, chi si ubriaca, chi si rassegna e tira a campare, chi si da alla lotta armata e chi s’impicca…come dice tuo marito.
    Federico – Siete due catastrofiste! Per fortuna non siamo ancora a questo punto.
    Marta – Ci stiamo arrivando: ancora un po' e vedrai i sorci verdi anche tu!
    Margherita – Io devo andare perché ho un appuntamento col mio legale. (a Marta, mentre escono) Appena posso vengo a fare quattro chiacchiere di un certo tipo con te. Stammi bene! E cerca di convincere l’onorevole marito di non volare troppo in alto: perché, come recita un vecchi adagio (incrociando lo sguardo preoccupato di Federico), chi troppo in alto va cade sovente: precipitevolissimevolmente!

Entra Tommasino e va a sedersi con carta e panna in mano. Federico ha ripreso posto dietro la sua scrivania.
   
 Tommasino – Margherita ha spifferato tutto?
    Federico (accartoccia un foglio e lo butta con violenza per terra) – Quella schifosa è venuta in casa mia senza essere invitata!
    Tommasino – Vorrà altri quattrini.
    Federico – Ed è anche una vecchia compagna di scuola di Marta!
    Tommasino – Bisogna renderla inoffensiva.
    Federico – Per il suo silenzio pretende un appartamento al mare e uno in città. E poi soldi…soldi in abbondanza! Non faccio in tempo a darle un milione che lo ha già speso!
    Tommasino – D’altro canto potrebbe fare uno scandalo…sa troppe cose.
    Federico – Io la concerò per le feste prima…se non rientra negli argini!
    Tommasino – Bisogna recuperare le foto compromettenti, se non vogliamo andare in prima pagina su tutti i giornali…quella è capace di tutto.
    Federico – Le farò fare una visitina da chi dico io…certe amicizie non mi mancano, anzi!
    
Marta si affaccia alla porta.

    Marta – Ci sono due strani tipi di là! (sparisce)
    Federico (andando a raccogliere la carta che ha buttato) – Tommasino, presto, falli entrare!
    Tommasino (uscendo) – Li vado a prendere!
    Federico (nasconde la targa che lo vuole Delegato di Pace presso la Santa Sede, si risiede al suo posto e sente bussare) – Avanti!

Entrano Tommasino, Abraim Singer e Corinne Mendoza. Federico si alza e va incontro ai nuovi arrivati, salutandoli affabilmente.

    Federico – Señorita Cory! Señor Ibraim! Sedetevi, prego: vi stavamo aspettando con ansia!
    
Si siedono tutti.

    Ibraim – Señor Milo, cos’ha deciso in merito alla nostra richiesta?
    Federico – Buone nuove! Il sottoscritto ha risolto ogni vostro attuale problema.
    Cory – Bieno, señor…gracias!
    Ibraim – Allora cos’ha da vendermi, señor!
    Federico – Tommasino, tira fuori la lista!
    Tommasino (prende un foglio da una cartellina) – Eccolo qui, Onorevole.
    Federico (legge a mezza voce) – Tremilasettecento pistole calibro nove: di ultimissima generazione. Quattrocentodue mitragliatrici con proiettili perforanti, milleduecentottanta fucili semiautomatici, duemiladuecento bombe a mano del tipo Ananas.
    Ibraim – Quanto dinero?
    Federico – Gli stessi prezzi dell’altra volta…con le stesse modalità di consegna.
    Cory – Gracias de todo!
    Federico – De nada. Io per una guerrigliera come lei e coi suoi ideali, farei guerra al mondo intero!
    Cory – Te gusto, Federigo? (Si liscia la gonna all’altezza della coscia).
    Ibraim – El señor Milo quere dinero e no amor.
    Cory (declamando) – Tu caeras con migo como pietra en la tumba, y asì, por nuestro amor que no fue consumado, continuarà viviendo con nosotros la tierra!...Pablo Neruda: “Tu cadrai con me come pietra nella tomba, così, per il nostro amore che non fu consumato, continuerà a vivere con noi la terra!”.
    Ibraim – La consegna dovrà essere puntuale!
    Federico – Puntualissima al minuto! Scrivi, Tommasino?
    Tommasino – Già fatto, Onorevole.

Si odono le frasi ad effetto di alcuni scioperanti in corteo, che sfilano sotto la finestra aperta dello studio. Tommasino va a chiuderla, ma le parole arrivano lo stesso.

    Primo slogan – “Fascisti…carogne…tornate nelle fogne!”.
    Federico – Ci risiamo!    
    Secondo slogan – “E' ora…è ora…potere a chi lavora!”.

Vanno tutti alla finestra che Federico riapre.

    Ibraim – Chi sono questi?
    Federico – Sono i nostri guerriglieri al contrario!
    Cory – Ma non sono armati!
    Tommasino – Loro urlano alla Luna!
    Federico – Parlano!
    Tommasino – Imprecano!
    Federico – Diciamo che fanno casino.
    Tommasino – E poi si fermalo lì.
    Cory – Così non otterranno mai nada!
    Tommasino – Neanche voi… facendo la guerra.
    Ibraim – Anche questa è guerra! 
    Cory – Es guera en todo el mundo!
    Ibraim – Ieri, dall’Iraq, sono partiti un numero imprecisado de missili contro Israele…con piccole tastate nucleari.
    Cory – Il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite ha chiuso la conseguente riunione tra schiaffi e pugni.
    Ibraim – Tutti i Paesi hanno formato due fronti: capeggiati da Stati Uniti d’America da una parte e Unione Sovietica dall’altra. Noi siamo insieme a voi con gli americani…gli stessi che prima avremmo voluto mangiar vivi!
    Federico (sbalordito) – Ma di tutto questo noi non sappiamo nulla!
    Cory – Voi ormai non contate più niente.
    Ibraim – Il peggio è che da stamattina l’intero Pianeta è privo di notizie al riguardo…non ci sono più né ponti radio né collegamenti satellitari: hanno oscurato tutto. In questo momento Mosca o New York potrebbero essere saltate in aria, oppure nel bel mezzo di una guerra civile senza preavviso.
    Cory – Sì…potrebbe essere accaduto!
    Federico – Ma allora…le armi che mi avete ordinato a cosa vi servono?
    Ibraim – Ci serviranno in seguito...per le nostre guerre interne: che riprenderanno appena sarà passata la buriana internazionale!
    Tommasino – Chiamatela buriana...questi sono gli affamati che cercano di rubare i soldi ai ricchi. 
    Ibraim – E voi lasciategliene un po'…senza rubare tutto!
    Cory (puntando l’indice) – In quell’angolo…là in fondo, si stanno radunando molti giovani incappucciati e armati di bastoni!
    Federico – Si calmeranno al primo assalto delle squadre antisommossa.
    Ibraim – Anche da noi è cominciata così.
    Cory – Comincia sempre…così!
    Ibraim – E adesso siamo in piena guerra civile.
    Terzo slogan – “Vogliamo…le teste…dei capitalisti!”.
    Federico (urlando verso i manifestanti) – “Vogliamo!”...e poi ancora “Vogliamo!”. Andate a lavorare, fannulloni!

Si sentono rumori di vetri infranti a sassate. Dalla finestra aperta, in casa arrivano oggetti lanciati dai manifestanti. I quattro si spostano per non essere colpiti.

    Quarto slogan – “Forza…compagni…facciamola finita! A morte chi ci sfrutta e rifacciamoci la vita!”.
    Tommasino – Questi sono pazzi da legare.

A seguire si sentono: colpi di pistola, colpi di mitraglia e di cannoni. Tutte le luci si spengono. Subito dopo, e solo per un attimo, un bagliore accecante illumina di nuovo a giorno la scena dove i quattro personaggi cercano scampo in preda al panico e senza parlare. Quindi la deflagrazione atomica, la chiusura del sipario e la ricomposizione della scena iniziale. A cose fatte, senza nessun altro rumore, si odono delle voci.

    Voce di Cory – Ehi!...c’è qualcuno?
    Voce di Ibraim – Rispondete, non abbiate paura!
    Voce di Cory – Siamo due sudamericani e parliamo la vostra lingua!
    Voce di Ibraim – Per favore aiutateci! (breve pausa) Cory, perché non parli più? Rispondimi!
     
Si ode un secondo boato, ancora più vicino del primo…seguito da un lungo silenzio. Poi: apertura momentanea del sipario con macerie illuminate da una debole luce metallica, scena attraversata da topi e scarafaggi…unici esseri viventi capaci di sopravvivere alle radiazioni atomiche.

                                                  Fine


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