"Siamo
noi i predoni dell'Africa che affamano milioni di poveri!"
Durante
la festa di Santa Rosalia (la Santuzza), in un polemico e velenoso
discorso ai fedeli palermitani monsignor Corrado Lorefice si è così
espresso: "La logica del « prima noi» mostra in questa
Europa tutta la sua fallacia. La Chiesa non può restare in
silenzio". E non va per il sottile l'alto prelato nel
corso della sua requisitoria. Passando da un linguaggio pacato alla
vemenza, urla che non è più tempo di dormire. Poi rispolvera
simbolicamente la navigazione di Cristoforo Colombo verso l'America
e, per farne una più eloquente similitudine, cambia di sana pianta i
nomi delle tre caravelle. Proponendole ai fedeli in siffatte vesti:
"La
città di Palermo...che naviga in preda alla paura in un
mare sempre agitato perché manca, drammaticamente e a volte
tragicamente, il lavoto. Perché i giovani perdono la speranza e si
sentono costretti a partire e quindi privandoci della loro presenza,
della loro giovinezza... forte e creativa. Perché nelle periferie
cresce il disagio e perché aumentano i poveri."
"Lo
Stato Italiano...sofferente
anch'esso di povertà e paura. Paese nel quale si diffonde una
pericolosa illusione in cui prevale la chiusura, lo stare serrati
e la contrapposizione dell'uno sull'altro come soluzione finale. Una
civiltà in cui, come linea di massima, prevale il Mors tua
vita mea!
e quindi avviata
al declino. "È questo che vogliamo?"
Chiede tra
un'applauso e l'altro. Senza dimenticarsi di citare la sensibilità
di San Francesco d'Assisi e di Papa Francesco verso l'indigenza
altrui.
"L'Europa
Unita...che
tutti ci comprende in virtù di una geniale intuizione dei nostri
padri.
Ma
che nasconde fratture insanabili proprio perché, ogni Paese,
comincia a ritenere che il suo benessere venga prima. Senza capire
che se distruggiamo la casa comune resteremo tutti all'addiaccio.
Senza un tetto per il troppo egoismo politico. Propugnato da
governanti e politici che spesso si vantano ‒
soprattutto
nell’Est ‒
di costruire regimi privi delle garanzie e fuori dai confini minimi
della democrazia. Di fronte a tutto questo, care sorelle e fratelli
la Chiesa non può restare in silenzio, io non posso restare in
silenzio!".
E
la predica condita un po' di tutto non finisce qui! Il Monsignore,
dopo aver detto che i pericoli maggiori sono l'evasione e la
rassegnazione piuttosto che la rabbia, tira in ballo il siciliano
Giorgio La Pira ‒
sindaco fiorentino del secolo scorso ‒
che faceva delle attese della povera gente il suo faro e la sua guida
contro i mercati senza regole, comincia a parlare dell'Africa.
Descrivendola come il continente più ricco del mondo. Sfruttato da
tutti gli occidentali e quindi anche dagli italiani: "Siamo
noi i predoni dell’Africa!
–
accusa – Siamo
noi i ladri che, affamando e distruggendo la vita di milioni di
poveri, per non morire di fame costringiamo bambini a partire senza
genitori. Padri e madri a partire senza figli! Un esodo epocale si
abbatte su un'Europa che ha scelto di non rilasciare più permessi
per entrare regolarmente nel suo territorio. Così questo esercito di
poveri che non può arrivare da noi in aereo, in nave o in treno,
prova ad arrivarci sui barconi dei trafficanti di uomini!". Poi
l'affondo,
sempre con toni sostenuti:"Tutti
dobbiamo sapere che lungo i decenni...e soprattutto in questi ultimi
trent’anni, l'Africa è stata sfruttata e depredata delle sue
materie prime dall'Occidente! Ce le siamo portate via, anzi le
multinazionali l'hanno fatto per noi...senza pagare un soldo! E
abbiamo tenuto in vita governi fantocci non incapaci di difendere i
diritti della gente! Le potenze occidentali mantengono inoltre in
Africa una condizione di guerra perenne che rende più facile lo
sfruttamento e consente un forte commercio di armi. Siamo noi, quindi
i predoni dell'Africa!" – tuona
il prelato palermitano e continua – "Siamo
noi che affamando e distruggendo la vita di milioni di poveri, li
costringiamo a partire per non morire di fame!
Insoddisfatto
e non condividento le accuse...anche perché l'immigrazione
personalmente la subisco senza averci mai lucrato sopra, io invito
l'Arcivescovo di Palermo a studiare oltre al Vangelo la Storia vera e
non quella raccontata per scelte politiche o di bottega. Come
ultimamente sta facendo la Chiesa Cattolica...ignorando le difficoltà
degli italiani che la sostengono. La Storia che, senza inganno, ha
ribadito e ribadisce fino alla nausea che noi non abbiamo mai
depredato nessun popolo. Nè africano nè asiatico nè americano e nè
australiano. Come fecero: Francesi Inglesi Olandesi Belgi, Portoghesi
Spagnoli e quant'altri. Al contrario, dopo avere abolito la schiavitù
in Abissinia e dopo aver costruito case chiese scuole ospedali
strade e 7mila km. di ferrovie, noi in Africa Orientale esportammo
contadini disposti a coltivare terre incolte. Perché il nostro
obiettivo era ea quello di avere "un posto al Sole"
e non di depredare le ricchezze. Questo agire ‒
Eminenza! ‒ essendo
stati noi sempre vittime di predoni e quant'altro, sia in tempi
antichi che in tempi moderni, fa parte del nostro bagaglio
unanitario...basterebbe pensare che non fummo capaci di trovare il
petrolio in Libia (dove per farlo bastava scavare la terra con le
mani) per rendersene conto.
Circa
i milioni di poveri che arrivano ‒
con la sua benedizione ‒
in Italia da ogni parte del Pianeta, io li definirei maschi con dei
fisici tutt'altro che malnutriti, e femmine tutte in carne pronte a
sfornare un figlio l'anno. Tant'è che sui mezzi pubblici di Torino a
volte non si può salire per le troppe carrozzine piene di neonati.
Perciò niente più barzellette che non si coniugano con dei morti di
fame resi tali dagli italiani...ingiustamente accusati da Lei e dalla
sa Chiesa...nella quale non m'identifico più pur avendo studiato
molti anni tra i Redentoristi. (fdr)
http://www.lastampa.it/2018/07/17/